La conferenza del presidente Obama al termine dei lavori del G20 (foto LaPresse)

Liberoscambismo, non solo a parole

Redazione
Le barricate dell’Europa contro il Ttip, le conclusioni del G20 di Hangzhou, i comportamenti difformi, un appello fogliante.

Il vertice del G20 di Hangzhou, Cina, si è concluso con un documento nel quale i leader dei paesi rappresentativi dell’85 per cento dell’economia mondiale e dei due terzi della popolazione si impegnano a rilanciare la “crescita fiacca” attraverso “commercio, investimenti, occupazione, fisco”, misure “coordinate e inclusive” pubbliche e private, soprattutto “rimuovendo atti restrittivi del modello economico globale”. Individuano nella globalizzazione e nella crescita promossa dai governi la via migliore anche contro i populismi. Peccato però che in questi giorni gli stessi leader si muovano in tutt’altra direzione. Le barricate dell’Europa contro il Ttip, l’accordo commerciale con gli Stati Uniti, ne sono l’esempio. La difesa degli interessi reciproci è insita in ogni trattativa, qui però siamo di fronte a leadership europee deboli che lisciano il pelo agli istinti anti mercato e relativi complottismi nazionalistici di destra e sinistra. Anche le reciproche impuntature sulla Brexit ne sono un esempio; ancora più il dirigismo fiscale anti Irlanda sul caso Apple.

 

Contro i nemici del libero mercato e per la globalizzazione che ha fatto progredire il mondo, a differenza del  “protezionismo straccione”, il Foglio e la Adam Smith Society di Alessandro De Nicola hanno lanciato sabato scorso un appello trasversale, sottoscritto anche dal ministro per lo Sviluppo Carlo Calenda. Altri sottoscrittori sono arrivati ieri: Benedetto Della Vedova (sottosegretario agli Esteri), Luca Tedesco (Università degli Studi Roma Tre), Mario Sechi (giornalista), Giuseppe Prestipino (presidente Centro per la Filosofia italiana) e Florindo Rubbettino (editore) tra gli altri.

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