Il presidente del Consiglio Matteo Renzi con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan (foto LaPresse)

Fisco dopo le banche. I consigli di Giavazzi a Renzi

Alberto Brambilla
L'economista, professore della Bocconi, editorialista del Corriere della Sera, già consigliere di Monti, offre una soluzione prêt-à-porter al premier che aveva fretta di cambiare l’Italia: “Renzi presenti una legge di Stabilità taglia tasse entro agosto per eliminare l’incertezza”.

Roma. Allentare la pressione dei mercati sui titoli bancari, non peggiorare la percezione dell’Italia davanti agli investitori internazionali, passare le forche caudine del referendum costituzionale. La “mela” del presidente del Consiglio Matteo Renzi ha molti morsi e non s’avvistano cure per cicatrizzarli. Anzi, forse un modo c’è. Francesco Giavazzi, professore dell’Università Bocconi, editorialista del Corriere della Sera, già consigliere dell’ex premier Monti e con buoni uffici presso la Banca centrale europea, offre una soluzione prêt-à-porter al premier che aveva fretta di cambiare l’Italia: anticipare le direttrici di una legge di Stabilità utile a “ridare certezza” ai cittadini, alle imprese e ai mercati perseguendo l’annunciata riduzione della pressione fiscale ben prima dell’esame parlamentare del budget per il 2017 che avverrebbe in ottobre, ovvero a ridosso del referendum confermativo della riforma costituzionale. “Di qua a ottobre, quando si voterà, c’è tanto tempo. Il presidente del Consiglio deve dedicarsi, come d’altronde ha detto, meno alla campagna elettorale e più ad altre questioni in questi tre mesi”. “Deve dedicarsi – dice Giavazzi al Foglio – alla legge di stabilità le cui linee essenziali andrebbero anticipate quasi immediatamente”.

 


L'economista Francesco Giavazzi (foto LaPresse)


 

Renzi in un’intervista a Repubblica domenica scorsa ha escluso misure straordinarie e aumenti della tassa sui consumi (Iva) reiterando l’intenzione di spingere con forza per tagliare la tassa sul reddito delle società (Ires) che è al 31,4 per cento – e che sommata alla tassa regionale sulle attività produttive (Irap) contribuisce a fare dell’Italia il paese più inospitale d’Europa dove aprire un’azienda. “Se come dice il governo ci sarà una riduzione della pressione fiscale dovrebbe annunciarla in dettaglio subito, già in questo mese. E’ fondamentale capire se si agirà sul lavoro, sulle imprese o sulle famiglie oppure allargando la no-tax area in base a determinati livelli di reddito, oppure agendo sulle aliquote”, dice Giavazzi. Per il professore bocconiano “la spada di Damocle” che pende sulla testa delle banche nazionali dopo gli stress test è “spostata in là nel tempo” – l’aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena deciso dal cda e approvato dalla Banca centrale europea venerdì scorso per bilanciare il risultato negativo dei concomitanti stress test è previsto per fine anno. 

 

“Adesso che l’impellente problema bancario è stato risolto, o meglio è stato spostato, si potrebbe pensare di varare entro fine agosto una legge di Stabilità che includa la riduzione delle tasse: una decisione che aiuterebbe anche politicamente Renzi – nota Giavazzi – perché sarebbe anche più comprensibile dall’elettorato rispetto alla riforma della Costituzione”. Come modus operandi Giavazzi ha in mente qualcosa di simile ai lavori della commissione ministeriale che nel 1972-’73 scrisse il Testo unico delle imposte sui redditi – introducendo l’imposta sulle persone fisiche (Irpef) e sulle società –  e fu seguita da vicino da Bruno Visentini, esponente del Partito repubblicano, il quale fu ministro delle Finanze di Aldo Moro e successivamente ministro del Bilancio di Bettino Craxi oltre che, in due diverse parentesi, presidente della Olivetti. “Mi sembra però che in agosto sia tardi per istituire una ‘commissione Visentini’, o forse no. In realtà basterebbe prendere tre o quattro bravi fiscalisti – l’importante è che abbiano esperienza per valutare i riflessi internazionali di cui tenere conto, anche in forza dei vincoli comunitari di bilancio; cosa che negli anni Settanta non esisteva”.

 

Una legge di Stabilità siffatta, secondo Giavazzi, non sarebbe né per la crescita – definizione montiana – né per la ripresa ma “per la certezza”, visto che “l’incertezza è il sentimento dominante nel paese e sui mercati in questo momento: spiegando con chiarezza quali incentivi si vanno a toccare – Irpef, Ires, o un allargamento della no-tax area a seconda dei livelli di reddito – si andrebbe a ridurre questo fattore”.

 

Le coperture sono il solito tormento. Giavazzi, che spesso ha invocato nei suoi editoriali una riduzione strutturale della spesa pubblica a favore della riduzione del carico fiscale, dice di avere “perso le speranze” che si realizzi la “spending” visto che “bravissimi professionisti da Cottarelli a Perotti se ne sono occupati senza risultato” (ora il commissario è il renziano Yoram Gutgeld). “Per valutare – conclude – bisogna comunque sedersi a un tavolo e più tardi si fa, meno tempo si avrà per una riflessione puntuale su come fare”.

 

  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.