foto di Imad Haddad via Flickr

L'Istat e la povertà generazionale

Redazione
Dati contrastanti sui diseredati. Certo il gap tra giovani e anziani.

I poveri salgono a 4,6 milioni di persone, la povertà non è mai stata così alta dal 2005, dice l’Istat. In realtà guardando i numeri dell’Istituto di statistica le cose non stanno proprio così, nel senso che la povertà assoluta è rimasta costante per le famiglie di soli italiani, mentre è aumentata per le famiglie miste o straniere. L’aumento della povertà quindi, non è dovuto a un impoverimento delle famiglie italiane ma principalmente all’arrivo di poveri immigrati. Il quadro è più complesso, visto che sempre l’Istat ha registra segnali di ripresa dei consumi e del potere d’acquisto delle famiglie, così come la Banca d’Italia che nel bollettino economico diffuso ieri parla di “incremento del reddito disponibile e del miglioramento delle condizioni occupazionali”.

 

Ciò non vuol dire che per gli italiani tutto vada per il meglio, perché ci sono fasce sociali che stanno pagando la crisi più di altre e questa differenza è evidente soprattutto per le diverse fasce d’età: un minorenne su dieci vive in povertà assoluta, il triplo del 2005, un dato che è più che triplicato nella popolazione tra i 18 e i 34 anni (dal 3,1 per cento del 2005 al 9,9 di oggi) e che è salito dal 2,7 al 7,2 per cento nella fascia tra i 35 e i 64 anni. L’incidenza della povertà diminuisce solo tra gli over 64, la fascia d’età che segna anche il valore più basso, il 4 per cento. I giovani sono sempre più poveri e gli anziani sempre meno, peggiorano le condizioni delle famiglie in cui ci sono figli, mentre migliorano per quelle in cui ci sono pensionati. “L’incidenza della povertà assoluta diminuisce all’aumentare dell’età della persona di riferimento”, scrive l’Istat. In pratica nel paese si sta allargando il divario generazionale, come peraltro indicano i dati di lungo periodo della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie: in 20 anni il reddito medio degli over 65 è salito di 18 punti mentre quello degli under 34 è sceso di 11.

 

E così la ricchezza: più 60 per cento per gli over 64 meno 60 per cento per gli under 34. Anche se la politica continua a preoccuparsi dell’aumento delle pensioni e l’immagine più diffusa dell’indigente è quella del pensionato intervistato al mercato, i veri e nuovi poveri sono i giovani senza lavoro, tartassati e soprattutto con figli. In tutta evidenza si tratta di un fallimento dello stato, quella macchina pesantissima che assorbe circa la metà del pil prodotto e lo dirotta pressoché integralmente verso persone in età avanzata. Come diceva sempre l’Istat in audizione alla Camera “l’84 per cento degli individui che usufruiscono delle principali prestazioni assistenziali previste dal sistema di welfare italiano è costituito da persone anziane”. Un paese in cui la differenza tra la ricchezza e la povertà passa tra la fortuna di avere un nonno con una generosa pensione e la scelta di fare un figlio, è un paese senza futuro.