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Non stiamo chiedendo la luna

Redazione
Mandare in orbita razzi privati come in America? Basterebbe Uber

Gli Stati  Uniti hanno intenzione di approvare la prima esplorazione privata fuori dall’orbita terrestre, aprendo la strada allo sviluppo dell’industria non statale della navigazione spaziale. Il via libera da parte delle autorità federali, come anticipato ieri dal Wall Street Journal, consentirebbe in primis a Moon Express, piccola startup californiana, di portare sulla luna 10 chilogrammi di materiale da usare per la ricerca scientifica entro il 2017. L’Europa dovrà limitarsi a osservare i razzi americani col telescopio, mentre l’Italia continuerà a chiedersi se Uber fa male ai tassisti o fa bene ai consumatori, tanta è la ritrosia continentale nel rimuovere le ruvidità regolatorie che impediscono la diffusione di servizi della sharing economy.

 

La Commissione europea di Jean-Claude Juncker non potrebbe immaginare viaggi interstellari: nelle già arretrate linee guida sulla sharing economy, l’Unione europea ha lasciato la possibilità agli stati membri di vietare servizi come Uber o Airbnb in “ultima istanza”, replicando un approccio statalista francese che i tedeschi assecondano. Non stupisce che le maggiori società hi-tech per capitalizzazione risiedono negli Usa (Apple, Google, Monsanto ecc.) mentre se ne sviluppano in Cina, Giappone, Corea del sud e Canada; paesi che sono ai primi 5 posti nella classifica Bloomberg Innovation Index.

 

L’Europa non svetta. Come d’altronde non si presenta in forze alla conta dei brevetti per cui i paesi che producono o attraggono nuove invenzioni, e si pongono quindi alla frontiera dell’innovazione scientifica, sono Corea del sud, Giappone, Cina, Stati Uniti e Germania (come potenza nazionale). L’Italia avrebbe da recuperare eppure non procede. Il ddl Concorrenza, già in ritardo sui tempi annunciati, inizia ora un’altra settimana importante in Senato. Entro l’estate si capirà se si può elaborare una regolamentazione in grado di accogliere le innovazioni profittevoli oppure no. L’emendamento al ddl con la delega a riformare il settore del trasporto non di linea sarà la cartina al tornasole. Sui nodi della sharing economy finora s’è preferito studiare nuove greppie o, ben peggio, penalizzare le piattaforme digitali che offrono servizi turistici (vedi Booking.com). Chiedere la luna a queste latitudini è roba da masochisti. Basterebbe il buon senso; un optional che dovrebbe essere disponibile anche in Parlamento.

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