Amos J. Hochstein, Inviato speciale degli Stati Uniti per gli Affari energetici internazionali

Il cane da guardia della politica energetica obamiana schiaffeggia il Nord Stream

Gabriele Moccia
Guerra fredda dei gas. Amos J. Hochstein, inviato speciale degli Stati Uniti per gli Affari energetici internazionali, schiaffeggia l'alleanza russo-tedesca attorno al gasdotto Nord Stream.

Roma. Divisivo, un problema di sicurezza nazionale per l'Amministrazione americana. Così l'Inviato speciale degli Stati Uniti per gli Affari energetici internazionali Amos J. Hochstein, nel corso di un press briefing telefonico di venerdì pomeriggio al quale ha partecipato anche il Foglio, giudica il progetto legato al raddoppio del gasdotto Nord Stream, il Nord Stream II, fortemente voluto da Mosca e Berlino, sul quale, al momento, l'Italia preferisce non farne parte.

 

"Siamo molto preoccupati per un progetto che mette a repentaglio l'indipendenza energetica di paesi come l'Ucraina e la Slovacchia e rischia di spezzare il progetto dell'Unione energetica", dice Hochstein, reduce dal Consiglio sull'energia Usa-Ue di Washington insieme all'Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini. Per il braccio destro del segretario di stato americano John Kerry in tema di affari energetici, a destare preoccupazione è il fatto che oggi la sicurezza energetica venga utilizzata come arma politica per creare una sorta di Europa dell'energia a due velocità: da un lato l'Europa occidentale che vive di un mercato aperto e di infrastrutture e tecnologia capaci di accogliere i flussi internazionali del gas, dall'altro un'Europa orientale ben al di sotto della frontiera tecnologica, scarsa di infrastrutture e schiacciata sempre di più dalla pressione e dal ricatto della Russia.

 

Che la questione sia politica e non economica Hochstein lo spiega chiaramente, "pensiamo al Nord Stream I ad oggi è un tubo che viene utilizzato al 50 per cento della sua capacità. C'è tanto gas che arriva e arriverà dall'Australia, dagli Usa a prezzi inferiori". Per l'amministrazione Obama, dunque, le alternative al Nord Stream ci sono e sono pure tante. La prima parte da un fatto che non ha precedenti - dice l'Inviato Usa - avvenuto qualche giorno fa. A fine aprile è attraccato in Portogallo  – a bordo della nave Creole Spirit - il primo carico di gas naturale liquefatto (Gnl) americano. Il carico, destinato alla società portoghese Galp segna per la prima volta nella storia l'avvio delle forniture energetiche degli Usa all'Europa.

 

Si tratta della prima mossa commerciale dopo la rimozione del divieto dell’esportazione di petrolio e gas da parte del Congresso Usa avvenuta lo scorso dicembre. Nel disegno tracciato da Hochstein gli Stati Uniti auspicano poi la creazione di terminal Gnl e rigassificatori soprattutto su quel versante più esposto all'orbita russa, partendo dalla Croazia e dalla Grecia che devono ancora completare i propri impianti. Imprescindibile è poi il lancio definitivo del Corridoio Sud per il gas, il vero perno dell'architettura energetica americana per l'Europa. Per terminare il Corridoio, oltre al varo definitivo del Tap, per gli americani occorre che si chiuda la partita sul progetto d'interconnessione fra Grecia e Bulgaria, l'Igb, fondamentale per far arrivare lo shale gas americano in Grecia e poi, attraverso la Bulgaria, agli altri paesi orientali che non vogliono abbracciare la politica energetica di Mosca. Inondare l'Europa di shale gas sarà per gli Usa una delle prossime priorità. Ttip o non Ttip le basi sembrano essere già gettate: Lisbona come testa di ponte, il rafforzamento di una linea di rigassificatori su tutta la penisola iberica, il controllo sul progetto del terminal di Alexandroupoli in Grecia. Chissà, forse qualcosa anche in Italia.

 

Nel parlare Hochstein sembra tracciare un vero e proprio perimetro di sicurezza per contenere i russi e per entrare sul mercato comunitario, l'attivismo strategico passa anche per la realizzazioni di alcuni progetti in Europa del Nord (molto vicino ai confini russi) "di fondamentale importanza sarebbe inoltre la creazione di due gasdotti d'interconnessione aggiuntivi ai confini orientali dell'Ue, uno nell'area del Baltico e l'altro fra Polonia e Lituania, così da fornire una linea alternativa per l'approvvigionamento alla Finlandia e ai paesi baltici". Il rappresentante dell'amministrazione Obama ricorda, l'Europa non si dovrà mai più trovare in uno scenario di crisi energetica come quello vissuto nel 2009 a causa dell'interruzione delle forniture russe legata alla crisi ucraina, che fece nascere proprio il Consiglio sull'energia tra Stati Uniti e Unione europea. Insomma, da queste parti la guerra fredda sembra appena incominciata.

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