Il puzzle Telecom per Bolloré

Alberto Brambilla
Il sudamerica di Patuano resta il cruccio principale per Bolloré, nuovo padrone di Telecom Italia. Dalla vendita di Tim Brazil deriva la possibilità di dare una dimensione euro-mediterranea a Telecom. Il risiko europeo con British Telecom e Deutsche Telekom.

    Roma. Quello che Vincent Bolloré ha in mente per Telecom Italia nel dettaglio non lo sa nessuno e forse nemmeno il potente finanziere bretone saprebbe dirlo con certezza. Quello che è abbastanza chiaro è che il presidente di Vivendi, in quanto primo azionista singolo di Telecom Italia, ha intenzione di cambiare pelle alla compagnia telefonica italiana come primo tassello di un puzzle euro-mediterraneo che è all’inizio della sua costruzione e che richiede anzitutto di rimuovere alcuni incastri ingombranti prima di produrre risultati a livello europeo. La prima “strozzatura” sta nella difficoltà a liberarsi di Tim Brasil.

     

    Avere rimosso Marco Patuano da amministratore delegato in quanto poco incline a vendere gli asset sudamericani – da lui gestiti personalmente in passato – apre la possibilità di una ripresa delle trattative ma non dà garanzia immediata di successo con relativo e cospicuo ritorno della vendita di Tim Brasil. Da quando Vivendi ha ricevuto nel maggio scorso la sua quota iniziale in Telecom da Telefonica, per contropartita della vendita di Gvt, la capitalizzazione di mercato di Tim Brasil è calata di almeno un terzo, a circa 4,7 miliardi di euro: i marosi del mercato congiurano contro Telecom che rischia di riuscire a estrarre sempre meno valore dall’operazione. I potenziali acquirenti sono poi spinti ad adottare cautele maggiori. Le trattative con Oi e il fondo Letter One di Mikhail Fridman, finanziere russo, sono arenate mentre il debito di Oi continua a crescere e rischia di indebolire la volontà di acquisizioni spot. Difficile immaginare che senza la valorizzazione degli asset carioca affluiranno capitali verso Telecom.

     

    Senza una valorizzazione di Tim Brasil è complicato riuscire a rifornire di capitali freschi Telecom nella prospettiva di effettuare investimenti. Vivendi è ricca, ha un flusso di cassa di 6,4 miliardi di euro circa, ma difficilmente impiegherà liquidità in una ricapitalizzazione della società. La calata di Bolloré su Telecom, con Xavier Niel, che ha asset in Francia (Iliad), Svizzera (Matterhorn Mobile, ex Orange Swiss), a fare da incursore, può trovare un senso immediato nell’alleanza con Mediaset e per la diffusione di contenuti televisivi nell’unico paese di rilievo europeo a non avere un sistema di tv via cavo. E può avere anche un senso strategico relativo agli asset italiani (il 70 per cento dei ricavi di Telcom deriva dall’Italia) che comprendono anche la delicata dorsale di proprietà di Telecom Italia Sparkle, di recente reinserita nella divisione business  di Telecom e quindi nelle disponibilità degli azionisti rilevanti, che racchiude il patrimonio di investimenti che l’Italia ha fatto per scelta strategica dagli anni 50 in poi, ad esempio per raggiungere gli espatriati in Argentina, oppure con la dorsale che collega Israele. La calata di Bolloré su Telecom, secondo diversi analisti interpellati, al momento non coincide con il graduale  spostamento – notabile nel settore energetico – delle direttrici strategiche dell’Italia da est-ovest a nord-sud, ovvero verso l’Africa.

     

    Il finanziere bretone in nord Africa ha venduto Maroc Telecom mentre in Africa occidentale conserva importanti interessi ma nel settore della logistica. L’Africa è già terra di conquista e intrecci per Orange, telco dello stato francese, spesso interessata a Telecom per ammissione dei suoi amministratori – altrettante volte solerti a smentire interesse – concentrata a espandersi in Burkina, Chad, Congo Brazzaville e Sierra Leone. Per quanto la strategia di Bolloré appaia speculare all’avanzata dei tedeschi di Deutsche Telekom verso la Grecia, dove controllano con il 40 per cento il principale operatore ellenico Ote, in virtù di una sequenza di privatizzazioni post Troika, non sarebbe destinata a procedere lungo la sponda sud del mediterraneo, per ora. Deutsche Telekom ha abbandonato il campo da gioco italiano e sta lavorando ai due estremi d’Europa, in Grecia appunto, ma anche nel Regno Unito dove ha venduto la Ee a British Telecom. Non è da escludere che inglesi e tedeschi nel giro dei prossimi mesi arrangino altre operazioni convergenti a livello mondiale, dice una fonte a conoscenza della situazione. Se l’azione di Bolloré si rivolge all’Europa mediterranea, l’esecuzione dovrà essere rapida.

     

    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.