Monta l'onda del buon senso contro l'ideologia No Triv

Alberto Brambilla
A circa un mese dal referendum che intende bloccare l’estrazione di idrocaruburi a mare in Italia, sui social network e su internet stanno emergendo i primi movimenti di contrasto ai proclami dei comitati “No Triv”

Roma. A circa un mese dal referendum che intende bloccare l’estrazione di idrocarburi a mare in Italia, sui social network e su internet stanno emergendo i primi movimenti di contrasto ai proclami dei comitati “No Triv” che in anni recenti hanno propalato tesi pseudo-ambientaliste grazie al passaparola in rete, catalizzando l’attenzione dei mass-media.

 

Con il referendum contro le estrazioni nelle acque territoriali italiane promosso per il 17 aprile da dieci regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Sardegna – di centrosinistra – e Liguria e Veneto – di centrodestra) si intende “eliminare la norma che consente di continuare l’attività produttiva dei giacimenti che si trovano entro le 12 miglia dalla costa italiana, fino alla durata della vita del campo”, scrive Staffetta Quotidiana. In caso di superamento del quorum e di vittoria del fronte del “sì” verrebbe prostrata l’intera filiera dell’estrazione degli idrocarburi dell’Emilia Romagna, regione che non aderisce al referendum ma che ne sarebbe penalizzata più di tutte.

 

Se dovesse cessare ogni attività produttiva dei giacimenti già scoperti e in corso di sfruttamento, verrebbe decimato l’ecosistema dell’industria estrattiva nazionale del gas naturale – non del petrolio, come erroneamente dicono i No Triv – che dalla metà del ’900 ha la sua roccaforte nella provincia di Ravenna e che in generale interessa la costa adriatica. La filiera dell’industria estrattiva gasiera del ravennate dà da vivere a oltre 6.000 famiglie e riguarda l’operatività di circa 50 aziende sia medie, che vendono macchinari e servizi per l’estrazione in tutto il mondo come eccellenza ingegneristica, sia piccole, che sono quintessenziali alla costruzione dei macchinari stessi (officine, carpenterie, ecc.), oltre a una miriade di subfornitori e all’indotto.

 

Tale è la preoccupazione che un gruppo di lavoratori anima con appelli e commenti la pagina facebook “Contro il referendum PER il lavoro” per spiegare perché il referendum è “sbagliato e strumentale”. E’ un’attività spontanea che riempie il vuoto di rappresentanza del sindacato più vecchio d’Italia, la Cgil che avverte del “rischio perdita di posti di lavoro” per via del referendum ma fatica ad affrancarsi dalla fascinazione ideologica della sinistra per l’ambientalismo militante; pieno culture-clash. I lavoratori scrivono sul social network che “l’unico ‘crimine’ che abbiamo compiuto negli ultimi trent’anni è quello di aver contribuito, con la produzione di gas nazionale, alla metanizzazione del paese e ad accendere la fiammella nei fornelli e nelle caldaie di milioni di italiani”. Dice Nunzio M., veterano del settore in pozzi su terra e mare in diverse regioni, che “ho sempre fatto il mio dovere nel rispetto della natura prima e del lavoro dopo. La demonizzazione di questo settore proviene da coloro che non sanno cosa sia un solo giorno di ‘fatica’ e che con le loro pippe mentali hanno già messo in ginocchio migliaia di famiglie”. Annamaria non capisce il clamore attorno alle “trivelle” dei No Triv (“ma quando tornano a casa, ammesso che ne hanno una, non mangiano, e quando fa freddo non si riscaldano?”) mentre Giorgio V. si domanda quali siano le proposte alternative. Dall’8 marzo, data di creazione della pagina, c’è stato un aumento di adesioni (1.461 “mi piace”) e cresce la visibilità ogni giorno (172.777 visualizzazioni).

 

Il movimento No Triv affiorò per la prima volta il 6 maggio 2011 (“Marea contro il petrolio off-shore”, Italia Oggi) per un equivoco: l’allarme per “l’estrazione di petrolio” a largo di Termoli, invece si trattava di prospezioni geofisiche dell’irlandese Petroceltic, che di recente ha abbandonato il progetto. Da allora i No Triv hanno conquistato spazio mediatico anche attraverso manifestazioni, in località della costa ionica soprattutto, sotto lo slogan “liberiamo il mare dalle trivelle”. Ma più cresce la politicizzazione, più il movimento perde aderenza con la realtà; deriva comune a molti movimenti ambientalisti globali.

 

In risposta, il 16 marzo verrà presentato a Roma, con i lavoratori ravennati, il “Comitato contro il referendum” promosso dal collettivo “Ottimisti & Razionali” formato da intellettuali, imprenditori e politici che oppone “al catastrofismo, ai luoghi comuni e alle bugie nella salvaguardia dell’ambiente” storie e fatti a “supporto della ricerca, della scienza e della tecnica” raccolti sul sito ottimistierazionali.it. L’onda del buon senso emerge, finalmente.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.