Mario Draghi al parlamento Europeo di Strasburgo (foto LaPresse)

Banchiere centrale, cura te stesso. L'attuale instabilità finanziaria è figlia della sbornia monetaria

Michele Silenzi

Una lettura controcorrente (da Scuola austriaca) sulle politiche espansive delle Banche centrali. Circa otto anni fa la crisi è iniziata come crisi bancaria causata dall’esplosione della bolla sub prime. Poi è diventata crisi dei debiti sovrani.

 

Ogni volta che parla il presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, parla l’oracolo. I mercati si fermano, lo stesso fanno i governanti. Uno spostamento di politica monetaria della Bce rappresenta l’alfa e l’omega dell’andamento economico del continente. La moneta ha un aspetto quasi mistico. E' diventata inizio e fine di tutto. Siamo al punto in cui la sua creazione è l’unica cosa che permette all’economia di andare avanti.

 

A un ventilato aumento dei tassi d’interesse o un accenno di restrizione della politica monetaria i mercati crollano, centinaia di miliardi di euro vanno in fumo in una sola giornata di contrattazioni. Mentre festeggiano quando accade il contrario. Siamo continuamente sull’altalena, in uno stato di perenne volatilità. I mercati sembrano soffrire di disturbo bipolare. Passano dall’euforia più completa al pessimismo cosmico in un istante. Si comportano come drogati in crisi d’astinenza. Più liquidità e poi ancora di più e poi ancora. Ma questo non sembra far fermare la volatilità, anzi.

 

Una politica monetaria ultra-espansiva fa perdere ai mercati finanziari il loro ruolo disciplinatorio. Permette di tenere in vita aziende e istituzioni che all’interno della naturale struttura evolutiva di cui è fatta l’economia non sarebbero più in grado di sopravvivere. Questo crea una distorsione informativa, impedisce di comprendere davvero quali siano i titoli su cui sia giusto scommettere a lungo termine, di cui potersi davvero fidare e quali no.

 

I prezzi dovrebbero essere la sintesi del valore di un’azienda ma, nel momento in cui non si conosce più quali sono le sue effettive prospettive, i prezzi perdono per intero il loro significato più profondo ovvero quello di essere segnali che rappresentano il valore di un sottostante. Nel suo report di novembre 2015, la Consob fa osservare: “Tassi di interesse negativi, pur potendo incidere positivamente sulle variabili reali e finanziarie nel breve periodo, possono tuttavia alimentare vulnerabilità nel lungo periodo, producendo effetti distorsivi su: assunzione di rischio; allocazione delle risorse; tutela degli investitori”.

 

In questa radicale crisi di affidabilità diventa impossibile pensare a lungo termine (con grande eccitamento dei keynesiani che sono ossessionati dall’idea che nel lungo termine saremo tutti morti). L’unica cosa che si può cercare sono possibilità di guadagno immediato, con una prospettiva che si fa non di breve ma di brevissimo termine. Se io sono un investitore e non ho riferimenti affidabili riguardo a un titolo non impiegherò mai una gran massa di capitale su di un titolo su cui non ho certezze. Al contrario, sposterò il mio capitale in giro cercando opportunità di brevissimo termine che possano dare un ritorno sul capitale investito. Per dirla con Mises, si crea una situazione in cui il calcolo economico diviene praticamente impossibile.

 

Questa assenza di riferimenti esatti e lo spostamento rapido e brevissimo di capitali, comporta volatilità e ancor meno affidabilità dei prezzi generando un circolo vizioso da cui sembra impossibile uscire. E allora i mercati, invece di svolgere il loro ruolo disciplinatorio sono soltanto in grado di aumentare l’instabilità. Invece di essere la cinghia di trasmissione del benessere, sono vettori di caos.

 

Circa otto anni fa la crisi è iniziata come crisi bancaria causata dall’esplosione della bolla sub prime. Poi è diventata crisi dei debiti sovrani. Adesso ci si sta dirigendo verso una nuova crisi bancaria e probabilmente poi si ritornerà a un'altra crisi dei debiti sovrani in una ciclicità di crisi che sembra non avere fine.

 

[**Video_box_2**]Il limite di quello che può fare lo stimolo monetario sembra sia stato raggiunto. Per ristabilire affidabilità, che è il punto di partenza essenziale per un sano sviluppo economico, bisogna fare pulizia. Selezionare gli attori adatti ed eliminare gli altri, è questo che dovrebbero fare i mercati. Passare attraverso un grande shock potrebbe essere l’unico modo per togliere dal palcoscenico gli attori inadeguati e lasciare che nuovi attori, più adatti ai tempi nuovi, prendano il loro posto passando attraverso questa fase di grande aggiustamento. Sarebbe forse meglio questo rispetto alla situazione di perenne incertezza che ci portiamo dietro da così tanti anni.

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