L'ipotesi della manina anti Renzi circola anche in Mediobanca e Abi

Alberto Brambilla
Piazza Affari chiude a meno 4,8 per cento. Le discussioni all'interno della banca d'affari italiana sulla relazione tra tracollo di Mps e la tenuta del governo Renzi. La possibile replica dell'attacco del 2011 non è un'ipotesi da scartare nemmeno per l'Associazione bancaria italiana

Roma. La Borsa italiana è nel terzo giorno consecutivo di pesanti ribassi (ieri meno 5 per cento) e tornata ai livelli di un anno fa. Le banche e il comparto finanziario sono i più colpiti dalla speculazione. L’indice settoriale Ftse Banche, che considera l’andamento dei titoli degli istituti di credito, ha perso nell’ultimo mese il 23,32 per cento, il tracollo dal 13 gennaio (ieri meno 7 per cento). Il Monte dei Paschi di Siena e Carige sono stati sospesi dalle contrattazioni dopo nuove perdite in doppia cifra. Il governo, il ministero dell’Economia e la Banca d’Italia hanno tenuto una vertice a Palazzo Chigi.

 

Al terzo giorno di ribassi massicci sui titoli bancari italiani, gli analisti e le società di intermediazione mobiliare non mancano di considerare uno scenario che traccia un parallelismo tra l’aumento dello spread del 2011 che fu evento scatenante delle dimissioni del governo Berlusconi e l’odierno aumento del rischio bancario come detonatore per una destabilizzazione di Matteo Renzi.

 

Tra gli altri, anche all’interno di Mediobanca, prima banca d’affari italiana con sede a Milano e Londra, ci si interroga su tale ipotesi, soprattutto alla luce delle recenti schermaglie tra Roma e Bruxelles su molteplici fronti. Destabilizzare Renzi servirebbe, nell’ottica dei tecnocrati europei – dice qualcuno in Mediobanca – a costringerlo a richiedere aiuto all’Europa a fronte di precisi paletti.

 

[**Video_box_2**]Ma come avverrebbe l’attacco? “Lasci che Mps cresca come rischio sistemico, costringi alla nazionalizzazione e al bail-in, e visto l’alto debito pubblico costringi l’Italia a chiedere aiuto in cambio di condizionalità. Questo spiegherebbe anche gli ostacoli tediosi e superflui posti finora da Bruxelles rispetto al progetto di bad bank. Insomma, se noi siamo d’accordo che la crisi dello spread nel 2011 era mirata a defenestrare (kick-out) Berlusconi e scatenata da una massiccia vendita di titoli italiani da parte della banca tedesca Deutsche Bank (come da prima pagina del Financial Times dell’epoca), perché non dovremmo essere titolati a credere che qualcuno sta scatendando le vendite su Mps per ottenere un simile risultato anche ora?”. Si tratta, per ora, di speculazioni sulla speculazione.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.