Sulle obbligazioni subordinate (e il non rimborso) hanno ragione Europa e governo

Claudio Cerasa
E’ vero che l’Italia ha rinunciato a sfidare l’Europa sulla questione del salvataggio delle banche scegliendo di non usare il Fondo interbancario di tutela dei depositi. Ma sulla scelta di utilizzare quel fondo solo per difendere il risparmio ha fatto bene.

Al direttore - Per settimane è stato detto, anche da ambienti del governo, che la posizione della Commissione Ue contraria al ricorso al Fondo interbancario di tutela dei depositi per il salvataggio delle quattro banche non poteva essere impugnata perché era stata espressa nell’assoluta informalità. La giustificazione non era comunque soddisfacente, potendosi pur sempre tentare di indurre la Commissione a esprimersi formalmente. Ora, però, viene fuori che una lettera dei competenti Commissari al Tesoro esiste e in essa si manifesta l’opposizione all’utilizzo del predetto Fondo facendo anche riferimento a una giurisprudenza della Corte di giustizia europea che – si dice – è riportata solo parzialmente e impropriamente. Allora non è stata detta la verità? O si è ritenuto di accogliere l’invito alla secretazione eventualmente rivolto al Tesoro da Bruxelles e perché? Ovvero si è considerata la lettera non ancora un provvedimento definitivo e, dunque, non ricorribile? Ma, in questo caso, sarebbe stato più agevole passare, una volta ricevuta la lettera, alla richiesta di una decisione finale. Sta di fatto che si è mancato di dire, in presenza di una posizione dei Commissari che appare chiaramente infondata, la predetta Corte. Si pone, perciò, la necessità di un pieno chiarimento, nonché di un coerente comportamento, da parte del governo, nella vicenda del salvataggio della Tercas da tempo attuato, nei confronti del quale, per l’intervento realizzato dal predetto Fondo, la Commissione ha mosso ex post precise contestazioni. Aderire ad esse puramente e semplicemente aggraverebbe il pesante errore compiuto per le quattro banche. Con i più cordiali saluti e i migliori auguri di Buon Natale.
Angelo De Mattia

 

 

E’ una vicenda molto ingarbugliata ma credo che lei abbia ragione a metà. E’ vero che l’Italia ha rinunciato a sfidare l’Europa sulla questione del salvataggio delle banche scegliendo di non usare il Fondo interbancario di tutela dei depositi per “salvare” gli obbligazionisti subordinati e raccontandoci molte mezze verità anche sulle modalità di confronto con la Commissione Europea. Se vogliamo entrare nel merito si può discutere certamente se sia lecito considerare aiuto di stato un fondo, come quello interbancario di tutela dei depositi, finanziato esclusivamente da banche private. Ma sulla scelta di utilizzare quel fondo solo per difendere il risparmio, in senso stretto, e non un investimento a rischio, come erano le obbligazioni subordinate, mi permetta di dire che hanno ragione l’Europa e il governo che ha preso alla lettera il no dell’Europa. Le cito testualmente cosa dice lo Statuto del fondo. “Si riconosce e si tutela in tal modo la funzione sociale del risparmio… Il Fondo interbancario garantisce, nei limiti previsti dallo Statuto, i depositanti delle banche italiane, delle succursali di queste negli altri paesi comunitari, nonché delle succursali in Italia di banche comunitarie ed extracomunitarie consorziate… Sono esclusi dalla tutela le obbligazioni e i crediti derivanti da accettazioni”. E le dico di più. Chiunque abbia scelto di sottoscrivere in passato obbligazioni subordinate dovrebbe sapere che quel genere di investimento comportava una serie di rischi. Uno di questi è quello segnalato alla voce “Rischi connessi all’emittente” (pagina quattro della nota informativa sull’obbligazione subordinata Step Up di BancaEtruria con scadenza il 30 ottobre 2016). Leggiamo? Leggiamo. “Il sottoscrittore, diventando finanziatore dell’emittente, si assume il rischio che l’emittente non sia in grado di adempire all’obbligo del pagamento delle cedole maturate del rimborso del capitale a scadenza. Le obbligazioni non sono assistite da garanzie reali o personali di terzi nè dalla garanzia del Fondo interbancario di tutela dei depositi”. Avete letto bene? Sì, avete letto bene.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.