Prendere l'Europa alla lettera

Redazione
Il governo Renzi e la Banca d’Italia, come un sol’uomo, ci hanno ripetuto per settimane che l’Unione europea si era opposta all’utilizzo del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) per puntellare le quattro banche in crisi (Banca Etruria, BancaMarche, CariChieti e CariFerrara).

Il governo Renzi e la Banca d’Italia, come un sol’uomo, ci hanno ripetuto per settimane che l’Unione europea si era opposta all’utilizzo del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) per puntellare le quattro banche in crisi (Banca Etruria, BancaMarche, CariChieti e CariFerrara). Utilizzare quel Fondo, dicono i detrattori dell’esecutivo, avrebbe ridotto le perdite per azionisti e detentori di obbligazioni subordinate; a Bruxelles invece sostengono che i soldi versati nelle banche, poiché coordinati da un veicolo pubblico e orientati per decisione del governo, sarebbero equivalsi a aiuto di stato (proibito!). Ci hanno ripetuto pure, governo e Banca d’Italia, che la Commissione Ue non ha mai messo per iscritto il proprio veto, rendendo impossibile ogni contestazione formale. Ieri però la Reuters ha tirato fuori una lettera della Commissione risalente al 19 novembre, pochi giorni prima il decreto-salvataggio dell’esecutivo. Governo e Banca d’Italia hanno forse mentito? No. La missiva dell’Ue illustra solamente le possibilità d’azione che s’aprivano davanti all’esecutivo, non impone alcunché.

 

Tra le possibilità offerte si contemplava l’uso del Fitd, dirà qualcuno. Vero, ma si avvertiva pure che, nel caso quello fosse stato valutato ex post come “aiuto di stato”, le quattro banche avrebbero comunque dovuto subire un processo di risoluzione (leggi: tosatura di azionisti e obbligazionisti junior). Sempre quel “qualcuno” potrebbe dire: il governo doveva almeno provare la strada Fitd, in attesa del giudizio Ue. La risposta però è arrivata ieri, a proposito di una banca (Tercas) che quasi tutti avevamo dimenticato di aver salvato con i soldi del Fitd: per l’Ue è aiuto di stato, ergo va avviata la risoluzione. Come per le quattro banche dello scorso mese. Insomma bando alle chiacchiere, su una cosa ci è andata bene: nel discreto caos gestionale e regolatorio degli scorsi anni, oggi sappiamo almeno che le banche le salvano le banche, e non più noi contribuenti.

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