Comprereste un limone usato da una banca italiana? Akerlof e il Salvabanche

Marco Valerio Lo Prete
George Akerlof, professore all’Università di Berkeley in California, nel 2002 vinse il premio Nobel per l’Economia grazie a un famoso studio intitolato “Il mercato dei limoni”. Pubblicato per la prima volta nel 1970, in questo paper si utilizzava il mercato delle auto usate proprio per illustrare cos’è un’asimmetria informativa e soprattutto quali sono i suoi effetti.

    Oggi, come ogni lunedì, è andata in onda "Oikonomia", la mia rubrica su Radio Radicale. Qui potete trovare l'audio, di seguito invece il testo con i link.

     

    La scorsa settimana ho commentato la vicenda del Decreto Salva banche messo in campo dal governo Renzi per puntellare Banca Etruria, BancaMarche, CariChieti e CariFerrara, introducendo il concetto di “alfabetizzazione finanziaria”. Infatti, lasciando per un attimo da parte gli episodi truffaldini pur presenti nel crac dei quattro istituti di credito, è indubbio il ruolo – in questa come in altre vicende – di una scarsa preparazione finanziaria del risparmiatore medio nel nostro paese. Ho anche reso noto un test internazionale standard, che potete trovare sul mio blog, per misurare la vostra competenza.

     

    Oggi vorrei concentrarmi su un altro concetto utilizzato dagli economisti per tentare di risolvere casi simili, quello di “asimmetria informativa”. L’alfabetizzazione finanziaria degli investitori, in questo caso, c’entra solo in parte. L’asimmetria informativa è quella condizione che si verifica nel mercato quando uno o più operatori dispongono di informazioni più precise di altri. Rientra per questo nella categoria dei “fallimenti di mercato”.

     

    George Akerlof, professore all’Università di Berkeley in California, nel 2002 vinse il premio Nobel per l’Economia grazie a un famoso studio intitolato “Il mercato dei limoni”. Pubblicato per la prima volta nel 1970, in questo paper si utilizzava il mercato delle auto usate proprio per illustrare cos’è un’asimmetria informativa e soprattutto quali sono i suoi effetti.

     

    Ipotizziamo che esistano solo tre tipi di automobili sul mercato dell’usato: quelle in ottimo stato, quelle normali, quelle in pessime condizioni. Ipotizziamo pure che la carrozzeria abbia lo stesso aspetto per tutte, e anche un superficiale test di guida non dà risultati così diversi. Tuttavia le vetture differiscono grandemente per la durata attesa dei rispettivi motori. A causa di questa differenza, le automobili migliori sono valutate 15.000 euro, quelle medie 10mila euro, quelle pessime 5mila euro. Ogni venditore conosce in cuor suo la qualità del motore della propria auto, mentre ogni acquirente è ignaro. Se queste sono le condizioni date, chi vuole acquistare un’auto ipotizzerà, ogni volta che gliene verrà presentata una, che sia di qualità media, perciò offrirà 10mila dollari. Tale offerta fa felice chi vende auto di pessima qualità e soddisfa chi vende quelle di media qualità; sarà invece inaccettabile per chi vende auto usate in ottimo stato. Se tutte le auto in ottimo stato vengono ritirate dal mercato, rimarranno solo quelle decenti e quelle pessime; dopo qualche tempo gli acquirenti, avendo il 50% di possibilità di acquistarne una decente del valore di 10.000 euro e il 50% di possibilità di comprarne una pessima del valore di 5.000 euro, offriranno di pagare un prezzo medio di 7.500 euro. A questo punto però anche i venditori di automobili usate in condizioni normali preferiranno abbandonare il mercato piuttosto che essere sottopagati. Alla fine dunque le vetture di pessima qualità verranno valutate al giusto prezzo, ma sarà scomparso un mercato per scambiare quelle in ottime condizioni e quelle normali. Ciò che Akerlof fa capire, dunque, è che le automobili di infima qualità, cioè i cosiddetti “limoni”, dominano il mercato perché l’asimmetria informativa allontana i venditori che vogliono disfarsi di automobili di ottima o media qualità.

     

    Esistono tuttavia alcuni accorgimenti, nel mercato delle automobili e potenzialmente in tutti gli altri settori, bancario incluso, per riequilibrare l’asimmetria informativa. L'esistenza di soggetti terzi, degni di fiducia, dai quali poter ricevere informazioni, è uno di questi accorgimenti. Il numero di telaio, per esempio, offre qualche informazione basilare ma certa. Nel caso delle banche italiane, è proprio in questa direzione che la Consob e la Banca d'Italia avrebbero dovuto muoversi.

     

    Un venditore sicuro della qualità del proprio prodotto potrebbe poi pensare di offrire una garanzia, come a certificare che l’automobile non si romperà immediatamente dopo la compravendita. Agenzie di rating che valutano i prodotti e società di consulenza che per anni hanno certificato i bilanci degli istituti potrebbero o dovrebbero intervenire in questa fase.

     

    Un’altra via per aggirare l’asimmetria informativa consiste nel costruirsi una reputazione degna di fiducia. E’ a questo per esempio che dovrebbero servire i rivenditori di auto usate, essendo teoricamente disincentivati a offrire un servizio non all’altezza, visto che il cliente potrebbe dissuadere amici e conoscenti a stare alla larga da quel rivenditore.

     

    Infine un metodo per non imbattersi in pericolosi “limoni”, come li chiama Akerlof, è quello di pagare un esperto per compiere, al proprio posto, la valutazione dell’automobile usata. Avrebbero potuto farlo anche i risparmiatori italiani rimasti scottati con i prodotti finanziari delle quattro banche che hanno appena fatto crac. In Italia però, quando si tratta di investire i propri risparmi, la scarsa alfabetizzazione finanziaria non solo spinge ad affidarsi quasi ciecamente ai soggetti terzi anche per prodotti relativamente semplici; oltre a ciò, la rete distributiva di prodotti finanziari è controllata quasi completamente dal sistema bancario, da cui scaturisce un evidente conflitto di interessi.

     

    Di fronte a un fallimento di mercato, però, difficilmente si può essere soddisfatti di risolvere il problema eliminando un mercato stesso.