Salvare i contribuenti dalle banche

Redazione
Non regge la lagna di chi vuole evitare perdite a investitori sbadati

Ma perché si dovrebbe predisporre un salvataggio pubblico degli obbligazionisti delle banche commissariate (CariFerrara, Banca Etruria, CariChieti e Banca Marche), già salvate dai capitali privati degli altri istituti di credito? La promessa del viceministro dell’Economia, Enrico Morando, riguarderebbe chi ha sottoscritto bond (prestiti) di categoria junior, quindi di per sé a rischio maggiore compensato dal super-rendimento: i tassi medi sono infatti del 6 per cento. Le solite “vecchiette inconsapevoli”, oppure avidità, o semplicemente vale il fatto che ogni investimento reca un rischio, e infatti la tutela pubblica riguarda i conti correnti? A protestare sono soprattutto quelli della Popolare dell’Etruria, in quanto “unica banca sul territorio” (ma dài!), spalleggiati dal presidente pd della Toscana, Enrico Rossi. Per di più, essendo l’istituto di cui era vicepresidente il padre di Maria Elena Boschi, i commenti oscillano tra l’“sos tata” e i lazzi sulla “banca di famiglia”.

 

Tutto ben diverso dalla mediatica bava alla bocca per il prestito, ripagato, al 9 per cento al Monte dei Paschi; un ottimo affare per il Tesoro. Ora si parla di tutelare i bond fino a 30 mila euro, su 800 milioni di perdite di 130 mila clienti. Pagherebbero i contribuenti ovviamente, rafforzando i sospetti – europei e non – che l’Italia sia il paese degli aiuti di stato. E creando il precedente per altre categorie di assistiti pubblici per diritto naturale, dopo esodati, cassintegrati più o meno storici, invalidi più o meno finti.

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