Orange s'aggiunge alla manovra a tenaglia attorno a Telecom Italia

Alberto Brambilla
La voglia di grandeur dei francesi golosi di Telecom

Roma. Il recente arrembaggio a Telecom Italia di Vivendi e Iliad, due prominenti aziende francesi di telecomunicazioni e multimedia, ha risvegliato gli istinti predatori della corazzata parastatale Orange. La compagnia telefonica che ha come primo azionista singolo lo stato francese (25 per cento) ha confermato lunedì all’agenzia Bloomberg di avere ingaggiato delle banche d’affari come advisor per esplorare le opportunità di espansione in altre nazioni europee, candidandosi così a protagonista del consolidamento del settore a livello continentale. Nel giro di cinque o dieci anni è lecito pensare che i molti piccoli e medi operatori verranno fagocitati dai concorrenti più grandi che stanno tornando a macinare profitti, per quanto modesti. Orange ha confermato a Bloomberg il suo interesse per un’alleanza con Telecom Italia. Orange capitalizza in Borsa il doppio di Telecom (40 miliardi contro 22) ed è la terza volta in un anno che lancia messaggi in questo senso. A giugno Gervais Pellisier, responsabile delle operazioni del gruppo in Europa, aveva segnalato l’interesse per l’olandese Kpn, la belga Belgacom e per Telecom (“uno di questi sarà sicuramente il target per noi”).

 

Due mesi prima Stéphane Richard, l’amministratore delegato, ex capo di gabinetto del ministero dell’Economia, dell’Industria e del Lavoro con Sarkozy, aveva detto che “un’alleanza tra Orange e Telecom sarebbe una grande opportunità per il consolidamento del settore in Europa”. All’epoca il presidente di Telecom, Giuseppe Recchi, ex Eni, smentì contatti diretti. Richard diede però un indizio che significativo a posteriori: le opportunità ci saranno “a maggiore ragione in una fase di movimento dell’azionariato di Telecom Italia”. Profetico monsieur Richard, il “movimento” in Telecom è diventato turbolento. Vivendi, il cui primo azionista singolo è Vincent Bolloré, ovvero il passepartout dei francesi in Italia, secondo azionista di Mediobanca, ha acquisito il 20 per cento di Telecom e si sta muovendo di conseguenza, tra i mugugni dei piccoli azionisti, per ottenere posizioni rilevanti in cda. Iliad di Xavier Niel, manager eccentrico vicino ai socialisti, che controlla l’operatore di telefonia mobile francese Free e la svizzera Matterhorn Mobile (ex Orange Swiss), ha in seguito assunto una posizione all’apparenza speculativa comprando il 15 per cento delle quote in opzioni e titoli a termine. Resta da capire se le manovre in corso hanno carattere speculativo o se corrispondono a un reale disegno di conquista, ovvero se Iliad, Vivendi e Orange – questi ultimi sono in procinto di diventare soci in Dailymotion, la piattaforma di video online seconda solo a YouTube – si muoveranno come un sol uomo per conto della République. Orange, la ex France Télécom, ha oramai fatto dimenticare la scandalosa raffica di dieci suicidi del 2014 nell’azienda dal mobbing facile ed è tornata profittevole.

 

I ricavi e la redditività di Orange sono tornati a crescere nel terzo trimestre del 2015 dopo molti anni di declino ma la competizione domestica, contro Numericable e Bouygues che vogliono migliorare le loro posizioni, sfiderà questi risultati incoraggianti nel prossimo futuro. Il miglioramento della capacità di spesa per investimenti (Capex all’insù del 7,6 per cento rispetto al terzo trimestre del 2014 a 1,6 miliardi) può sostenere ulteriori espansioni della rete in fibra ottica fino a casa (Ftth, che è anche la tecnologia favorita dal governo italiano per sviluppare la banda larga) e delle reti veloci 4G. Orange sta espandendo la rete in fibra in Spagna successivamente all’acquisto di Jazztel avvenuto in agosto e dice di avere raggiunto a settembre 5,2 milioni di case spagnole (delle quali 3,9 riconducibili a Jazztel). In Europa centrale e dell’est è presente in Romania, Slovacchia, Moldavia (ha venduto Orange Armenia). La Polonia è costante fonte di dispiaceri, la crescita è ferma. Mentre l’Africa (Burkina, Chad, Congo Brazzaville, Sierra Leone) è terra di conquista preferita fuori Europa. La voglia di grandeur non si ferma a Rozzano, sede di Telecom.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.