Il premier inglese David Cameron (foto LaPresse)

Il D-Day della spesa

Londra oggi rilancia la spending review

Marco Valerio Lo Prete
Niente commissari ad hoc, buoni risultati e un grande dubbio. Il governo Cameron ragiona sulla paralisi inefficiente del nostro welfare.

Roma. Beato il paese che non ha bisogno di commissari governativi ad hoc per tagliare la spesa pubblica. Si pensi al Regno Unito, per esempio. Dal 2009 al 2014, la spesa pubblica inglese è scesa dal 49,6 al 43,9 per cento del pil, mentre quella italiana nello stesso periodo è aumentata dal 51,1 al 51,2 per cento del pil (pil che da noi seguiva una dinamica ben più deprimente, occorre dirlo). Il tutto mentre a Roma si succedevano uno dopo l’altro – con l’obiettivo di limare le unghie al moloch pubblico – sapienti mandarini, rappresentanti delle organizzazioni internazionali e professori preparatissimi. L’ultimo a dimettersi è stato Roberto Perotti, professore della Bocconi chiamato a offrire il suo aiuto al governo di Matteo Renzi.

 

Nel Regno Unito, invece, lì dove la “spending review” è stata inventata, gli annunci di tagli alla spesa sono seguiti da effettive riduzioni delle uscite statali. Non solo: lì a impugnare le forbici è la politica, con in prima linea il cancelliere dello Scacchiere, l’omologo del nostro ministro dell’Economia. Un’ennesima dimostrazione arriverà in queste ore. George Osborne, l’attuale cancelliere dello Scacchiere di sua Maestà, terrà infatti oggi alla Camera dei Comuni il primo “discorso di autunno” dopo la rielezione dei conservatori di David Cameron al governo. L’Autumn statement è uno dei due appuntamenti annuali del responsabile delle Finanze inglesi con il Parlamento, l’altro coincide con la presentazione del bilancio (Budget). Quello di oggi, in più, “è il D-Day di Osborne”, ha scritto Allister Heath, editorialista del Telegraph. Perché il cancelliere dello Scacchiere di Cameron è reduce da una sconfitta ai voti sulla riforma dei crediti d’imposta e la presentazione del piano di spending review gli offre una possibilità di riscatto.

 

I tagli alla spesa pubblica, insomma, come una carta da giocare per rafforzarsi politicamente. Strano a dirsi nell’Europa continentale delle manifestazioni anti austerity, ma vero nel Regno Unito. A Londra e dintorni, con il rigore fiscale si vincono perfino le elezioni, come successo ai conservatori lo scorso maggio. Il deficit del settore pubblico inglese aveva raggiunto il 10,2 per cento del pil (153,5 miliardi di sterline) nel 2009-’10, nell’anno di recessione più forte per Londra e quando al governo c’erano ancora i laburisti. Progressivamente il deficit è stato ridotto al 4,9 per cento del pil (89,2 miliardi di sterline) nel 2014-’15 e dovrebbe restringersi al 3,7 per cento quest’anno. Il surplus di bilancio sarà raggiunto soltanto nel 2019-’20.

 

[**Video_box_2**]Secondo osservatori simpatetici con le scelte del governo in carica, la parte più difficile arriva adesso. Finora sono stati rivisti degli sprechi macroscopici. “Adesso è il momento di incidere nell’osso”, ha scritto, sempre sul Telegraph, Philip Johnston. Tuttavia, oltre una certa soglia, la quantità diventa qualità, e un’accurata spending review finisce per sollevare domande esistenziali sul nostro welfare, perfino nel paese di Lord Beveridge. Non c’entrano più gli sprechi, almeno una volta che questi siano stati ridimensionati in maniera drastica. Invecchiamento demografico, dinamiche debitorie e tassi di crescita attuali interrogheranno presto il governo Cameron, e non solo. Londra, per dire, sarà in grado di mantenere la sua Sanità accessibile e gratis per tutti? “Si stima che, per stare al passo del cambiamento demografico – scrive Johnston – serviranno 100 residenze per anziani in più al mese da qui al 2020, in modo da fornire 37.000 posti letto aggiuntivi. Eppure già oggi queste residenze chiudono, costringendo le persone a rimanere in ospedale, dove i costi sono anche maggiori”. Il ministro della Sanità, Jeremy Hunt, ha auspicato un dibattito sulle maggiori responsabilità, anche finanziarie, cui i cittadini dovranno fare fronte per mantenere i propri parenti più anziani. Poi c’è il dossier delle pensioni, con le forme assicurative private ritenute sempre più indispensabili per rimpinguare gli esigui assegni pubblici. Il governo Cameron, tagliando, si sarebbe ispirato alla celebre “Geddes Axe”, cioè all’accetta di Sir Eric Geddes, il politico conservatore che negli anni Venti guidò la Commissione nazionale che ridusse la spesa pubblica più di chiunque altro nel Ventesimo secolo. “Continuare in questa direzione, senza una riforma radicale che consenta una fioritura di servizi privati alternativi, causerà sì una forte resistenza”, conclude Johnston. Non a caso, dopo Geddes, arrivarono i laburisti al potere.

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