Olio extravergine, osmosi al Tribunale di Torino

Alberto Brambilla
Il procuratore capo di Torino Armando Spataro censura (di nuovo) le fughe mediatiche del sostituto Raffaele Guariniello. Stavolta per l'inchiesta ballerina sull'olio, a quanto pare, non extra-vergine.

Roma. Sono oramai come l’acqua e l’olio il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, e il sostituto, Raffaele Guariniello. Insieme non possono stare, non si mescolano. Spataro è infatti intervenuto di nuovo per arginare il flusso incontrollato di notizie sulle inchieste avviate da Guariniello. L’aveva fatto una prima volta nel caso del fascicolo Volkswagen-Dieselgate sulle emissioni truccate dalla casa automobilistica tedesca, mica italiana. E una seconda volta in questi giorni dopo lo strombazzamento mediatico circa l’inchiesta in embrione sull’olio d’oliva non extra-vergine, a quanto pare, prodotto e venduto da sette aziende leader (Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia) accusate di frode in commercio. Spataro era stato esplicito in passato riguardo alle modalità di diffusione delle notizie: “I rapporti con gli organi di informazione saranno tenuti direttamente dal Procuratore della Repubblica o dai coordinatori dei vari gruppi da lui delegati”.

 

Ma Guariniello, magistrato animatore del mediaticissimo processo Eternit prescritto prima di cominciare, pare non avere inteso. E allora Spataro ha scritto una nota secca, riportata ieri dai segugi (sotto la Mole) del blog torinese lospiffero.com: “In relazione alla diffusione nella giornata odierna della notizia della iscrizione nel registro indagati di legali rappresentanti di società e/o aziende italiane produttrici di olio, si precisa che il procuratore della Repubblica  ha richiesto in visione il relativo procedimento al fine di valutare l’opportunità di co-assegnazione a se stesso, di accertare le modalità di diffusione della informazione sopra citata e di verificare la competenza territoriale in ordine alle ipotesi di reato per cui si procede”.

 

[**Video_box_2**]Se l'inchiesta americana su Volkswagen ha colpito il cuore dell'industria tedesca, quella sull'olio non extra-vergine chez Guariniello – iniziata in forza della segnalazione della rivista specializzata Test, poi approfondita dalla procura con i Nas dei Carabinieri – colpisce una produzione tipica italiana, per quanto in parte condivisa o contesa con la Spagna, dove probabilmente non hanno ancora nemmeno ben compreso di cosa si stia parlando sui giornali italiani. Tuttavia ci vuole cautela in attesa di capire se i risultati, poco chiari, saranno certi e confermati. Dopodiché i costi di produzione medi dell’olio extra-vergine da parte di un olivicoltore medio in proprio non possono ragionevolmente scendere sotto i 4,5 euro la bottiglia. Se il prezzo di vendita è di 3 euro circa al litro al supermercato dopo imbottigliamento, imballaggio e trasporto significa che in fondo stai vendendo sottocosto e qualcosa non va. Non sarebbe dunque “extra”, in tal caso. Guariniello sembra però avere avuto troppa fretta nel comunicare all'esterno i riscontri eventualmente ottenuti, diventando già l'idolo delle associazioni dei consumatori a costo di ricevere bacchettate dai vertici dei suoi uffici. 

  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.