Il limite crea paradossalmente problemi proprio dove l'evasione non c'è

Redazione
Aumentare la soglia d’uso di monete e banconote incentiva il sommerso o no? Girotondo di opinioni sul casus belli che sta destabilizzando l’Agenzia delle entrate

La soglia dei pagamenti in contanti non si riflette direttamente sui conti pubblici, ma ha piuttosto valore simbolico. E’ anche un indizio, sconsolante, della grossolanità del dibattito sulla determinazione dei tributi e degli imponibili fiscali. Lo conferma l’improprietà dell’utilizzazione, ai fini tributari, di una normativa efficiente contro il riciclaggio, dove si movimentano cifre molto maggiori. Il limite di 1.000 euro, anche tenendo conto della possibilità di frammentare i pagamenti, era già irrealisticamente troppo rispetto alle possibilità di controllo. Il lavoratore indipendente al consumo finale, quando riparava il motore di una vettura, sostituiva le piastrelle di un bagno, vendeva un gioiello ecc., accettava normalmente pagamenti in contanti ben maggiori del limite. Il limite crea invece paradossalmente problemi proprio dove l’evasione non c’è, perché esistono grandi organizzazioni amministrative spersonalizzate, ad esempio quando si acquista un orologio da Bulgari. In questi casi il limite in contanti mette in crisi la procedura organizzativa dell’azienda, che non può emettere scontrini di importo superiore a 1.000 euro senza avere in cassa mezzi di pagamento diversi dal contante. Quindi il limite al contante infastidisce le organizzazioni in cui l’evasione manca, mentre lascia del tutto indifferente il lavoratore indipendente, il piccolo commerciante e l’artigiano, o il titolare di una organizzazione flessibile, dove il cliente paga in contanti e il fornitore li prende, con tanti saluti al limite: per loro potrebbero metterlo anche a trenta euro.

 

Quanto sopra rileva quindi la potenzialità effettiva del limite al contante, che non riguarda la possibilità di “fare nero”, ma quella di spendere il nero in sedi dove il contante non è accettato. E’ un limite molto debole, in quanto nell’evasione di artigiani e piccoli commercianti, diretta al sostentamento il contante evaso non viene investito o impiegato in consumi “costosi”, ma destinato a spese “medio piccole”. Quindi il messaggio che si vuole dare sul contante è “simbolico”, cioè relativo al rientro del “terrorismo fiscale”, della criminalizzazione, delle cacce all’evasore, delle recriminazioni… insomma è un messaggio di rasserenamento rispetto a operatori economici presentati come colpevoli, in quanto prima sfruttatori e poi “evasori”, di mali nazionali che hanno altre cause.

 

Raffaello Lupi, professore di Diritto tributario all’Università di Roma Tor Vergata

 

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