Mario Draghi (foto LaPresse)

Inflazione sempre bassa

Banche centrali spuntate e lotta al contante, c'è un filo rosso che le unisce

Alberto Brambilla
Il balzello sui depositi via tassi negativi, la presunta lotta all’evasione e quel dettaglio della libertà personale negata.

Roma. C’è maretta, nella Banca centrale europea, perché domani il Consiglio direttivo dell’istituto si riunirà e all’ordine del giorno ci sarà l’obiettivo di un’inflazione al 2 per cento che torna ad allontanarsi, scrive il Financial Times. E questo nonostante il programma di Quantitative easing avviato la scorsa primavera. Così, tra gli analisti, avanza l’idea che un aumento degli acquisti di asset possa essere dietro l’angolo. Le Banche centrali onnipotenti tornano a confrontarsi con i limiti dei loro poteri, e il denaro contante potrebbe uscirne come una vittima collaterale. La guerra al denaro fisico, infatti, è in fase avanzata. Non solo nell’Eurozona. Dall’anno scorso gli autobus di Londra non accettano più monete, per comprare un biglietto è necessaria una carta prepagata. A Manchester, in un distretto noto per lo shopping, è andato in scena per venti giorni un esperimento di “cash-less society”; aboliti i pagamenti in contanti per saggiare la reazione di esercenti e acquirenti. Ad alcuni piacerà; per altri, invece, l’abolizione totale del denaro contante corrisponde a una restrizione alla libertà personale sulla quale le istituzioni finanziarie possono ottenere un lucro improprio.

 

La banca tedesca Badeer Bank era in predicato di abolire formalmente l’uso del contante per potere spingere in territorio negativo i tassi di interesse sui conti correnti, ovvero imporre una tassa sui depositi, cioè sui risparmi accumulati dopo avere già pagato altre tasse. La battaglia per l’abolizione del denaro pare insomma iniziata sia sul piano fisico sia su quello teorico e, per ora, sta vincendo chi invoca la digitalizzazione massiccia della moneta, senza contare che solo una minima parte del denaro in circolazione è fisico e tangibile. Alcune stime di Phoenix Capital Research, dei corsari dell’informazione finanziaria, dicono che negli Stati Uniti solo l’1 per cento della massa di liquidità circolante (quindi compresi flussi finanziari, titoli di debito, titoli derivati) è composta da banconote e monete. L’anno scorso i pagamenti in denaro elettronico nel Regno Unito hanno superato quelli in denaro fisico. Sarà felice chi in Italia sostiene che la diffusione di banconote è un “regalo agli evasori”? In realtà Francesco Lippi, docente di Economia all’Università di Sassari, su NoiseFromAmerika ha scritto che limitare l’uso del contante in chiave anti evasione sarebbe come “riempire l’autostrada di dossi per limitare la velocità”, visto che in Germania, Svezia, Giappone e Austria l’uso del contante è molto diffuso ma l’evasione è limitata. Il contrasto dipende da controlli fiscali e sanzioni, non dalla natura della moneta. All’inizio di quest’anno, dopo l’economista di Hardvard, Kenneth Rogoff, anche Willem Buiter, capo economista di Citigroup ed ex funzionario della Banca d’Inghilterra, ha propagandato l’abolizione totale della moneta fisica. La sua preoccupazione era di dare alle Banche centrali più libertà di gestire gli oneri finanziari usando la leva dei tassi sui depositi.

 

[**Video_box_2**]Gli avversari di questa visione, come gli economisti del Mises Institute, ribattono dicendo che “la ragione apparente data dai nostri governanti per la soppressione del denaro fisico è quella di mantenere al sicuro i nostri soldi da terroristi, evasori fiscali, riciclatori di denaro, cartelli della droga e vari altri criminali, reali o immaginari della società. Ma l’obiettivo reale della recente alluvione di leggi che rendono le transazioni in contanti meno convenienti, è quello di forzare il grande pubblico a effettuare pagamenti attraverso il sistema finanziario al fine di sostenere le instabili banche a riserva frazionaria e, cosa ancora più importante, per espandere la capacità dei governi di spiare e tenere traccia delle operazioni finanziarie private dei loro cittadini”. Senza deragliare in teorie complottiste, per l’editorialista di Bloomberg Mark Gilbert non occorre invocare l’abolizione del denaro fisico perché può esistere insieme a quello digitale. Auspicabile quindi porre un argine alla guerra ideologica e strumentale al contante.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.