Il premier greco Alexis Tsipras (foto LaPresse)

La mossa di Tsipras di andare al voto ha senso ma qualche incognita c'è

Luciano Capone
Il premier greco dimostra ancora una volta la lucidità di un politico vero. Il timing e gli obiettivi sono giusti ma ci sono alcuni fattori che potrbbero intralciare i suoi piani. Ecco quali

Le dimissioni e la scelta di puntare a elezioni anticipate sono una mossa da politico scaltro e capace, cosa che Alexis Tsipras ha già ampiamente dimostrato di essere in questi mesi. Dopo aver sconfitto a gennaio i partiti su cui si è basato il bipartitismo greco, questa volta Tsipras si presenterà alle urne contro sé stesso, o meglio contro lo Tsipras delle scorse elezioni che con il programma di Salonicco prometteva aumenti di spesa, pensioni, assistenza sociale, investimenti pubblici, nazionalizzazioni ma senza uscire dall’euro. Una contraddizione insolubile che è esplosa e ha portato alle dimissioni dell’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, alla spaccatura all’interno di Syriza alla necessità di formare una grande coalizione con le opposizioni europeiste. Ora Tsipras scioglie definitivamente l’inconciliabilità del programma delle scorse elezioni e si presenta alle elezioni su una linea programmatica in continuità con quella dei governi precedenti, con la benedizione di Angela Merkel e della Troika.

 

Le circostanze giocano tutte a suo favore e la scelta del timing è perfetta: i competitor sono completamente disorganizzati e Tsipras va alle urne prima di attuare le riforme, i tagli e gli aumenti di tasse più duri, presentandosi ai greci come l’unico leader in grado di mitigare le richieste dei creditori e magari strappare qualche concessione. I sondaggi sono dalla sua parte. Nonostante le tante promesse disattese, ha un tasso di popolarità del 60 per cento e il suo partito, Syriza, ha un larghissimo vantaggio (12-18 per cento) sui più diretti rivali di Nuova Democrazia. Il duplice obiettivo di ripulire il partito dalla sinistra radicale no-euro e conquistare la maggioranza assoluta sembra a portata di mano, ma ci sono alcune incognite che possono complicare i suoi progetti.

 

Scissione a sinistra

L’ala radicale di Syriza ha già formato un nuovo gruppo parlamentare e una nuova forza politica, Unità popolare, guidata dall’ex ministro dell’energia Panagiotis Lafazanis. Il gruppo ha già raccolto circa 30 parlamentari ed è la terza forza politica nel Parlamento. Lafazanis, quello che aveva ideato il golpe per portare la Grecia fuori dall’euro, non è un leader carismatico ma potrà presentarsi all’elettorato greco come l’unico erede dell’“Oxi”: “Per sbarazzarci dei memorandum, siamo pronti anche ad uscire dall'euro in maniera controllata - ha dichiarato -. Noi raccoglieremo l'energia della campagna per il No al referendum. Quel No è stato trasformato in Sì dal governo, ma non rappresenta il popolo”. Tsipras per la prima volta avrà un nemico a sinistra, che lo accuserà di aver tradito la volontà del popolo greco. Anche un discreto risultato di Unità popolare potrebbe sottrarre a Syriza i seggi necessari a ottenere la maggioranza assoluta.

 

Varoufakis e Konstantopoulou

I solitamente loquaci Yanis Varoufakis e Zoe Konstantopoulou non si sono espressi. I due popolari esponenti di Syriza non hanno aderito al nuovo partito di Lafazanis, ma difficilmente resteranno con Tsipras dopo essersi opposti nettamente agli accordi con la troika. È difficile pensare che ritornino silenziosamente alle loro precedenti attività. Dalle loro mosse dipendono le scelte di un pezzo dell’elettorato di Syriza e le possibilità per Tsipras di conquistare più di 150 seggi.

 

Perde pezzi a destra

[**Video_box_2**]Il governo Tsipras è nato grazie all’alleanza con il partito di estrema destra dei Greci indipendenti (Anel), un matrimonio di convenienza che dopo sei mesi è al capolinea. Il leader e ministro della Difesa Panos Kammenos ha perso molti consensi dopo la giravolta di Tsipras rispetto all’'Oxi' maggioritario al referendum e dopo i tagli imposti dall’Europa alle spese della difesa e ai privilegi fiscali alle isole, i suoi due fortini elettorali. Proprio oggi Kammenos è stato accolto nell’isola di Kos con insulti e lancio di uova. Se anche dovesse entrare in Parlamento difficilmente stringerà una nuova alleanza con Tsipras sulla base dell’accordo scritto con la troika.

Tsipras sta trasformando Syriza in un partito di centrosinistra e l’alleanza costruita alle scorse elezioni perde pezzi all’estrema sinistra e all’estrema destra. Se non dovesse riuscire a ottenere una maggioranza assoluta, sarà costretto a formare una coalizione con le forze europeiste, i vecchi nemici di Nuova Democrazia, Pasok e To Potami. Proprio quello che l’Europa chiede e cerca da tempo.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali