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Google diventa un'Idra a otto teste per pensare meglio

Alberto Brambilla
La nuova holding Alphabet svilupperà l’universo visionario di Page e Brin. Motivi, pregi e sfide. La ristrutturazione, annunciata a sorpresa lunedì sera con un post di Page, è funzionale a separare il nocciolo duro delle operazioni di Google dai progetti collaterali.

Roma. Google ha cambiato vestito, ha indossato l’abito elegante per bussare alle nostre vite e offrirci servizi visionari in bella vista. Si chiama Alphabet il nuovo involucro finanziario che conterrà tutte le attività partorite dalle menti di Larry Page e Sergey Brin, che non hanno mai voluto fossilizzarsi sul loro motore di ricerca. La ristrutturazione, annunciata a sorpresa lunedì sera con un post di Page, è funzionale a separare il nocciolo duro delle operazioni di Google dai progetti collaterali. Alphabet avrà le sembianze dell’Idra di Lerna con otto teste, ciascuna divisione con un capo dedicato. Nest (società di dispositivi intelligenti per la casa acquisita nel 2014), Calico (progetto per aumentare la longevità umana), Sidewalks Labs (innovazione e connettività urbana), Google X (droni per consegne a domicilio, auto senza pilota, palloni aerostatici per diffondere internet ecc.), Fiber (costruzione di infrastrutture per internet ad alta velocità), Google capital (la divisioni investimenti) distinta da Google Ventures (concentrata sugli investimenti in aziende innovative). E poi Google, il motore di ricerca e i prodotti ordinari per smartphone e web ai quali è comunemente associato (Search, Android, Maps, Ads).

 

Il grande vincitore della ristrutturazione è Sundar Pachai che, come premio per la “dedizione e i progressi dimostrati”, è promosso da senior vice-president a ceo di una Google più snella ma pur sempre la sussidiaria principale e più redditizia. Avere dato una nuova veste al colosso di Mountain View è una mossa apprezzata da Wall Street e probabilmente è una liberazione per molti suoi geniali dipendenti. Una struttura compressa, per forza di cose burocratizzata, rischiava di diventare opprimente per tutti i talenti che ospita. Soprattutto visto che la tendenza prevalente nelle società hi-tech, Facebook compresa, è diventare delle istituzioni concentrate sulla ricerca. I manager potranno unirsi alla divisione investimenti, gli scienziati studieranno gli androidi, gli ingegneri i palloni aerostatici e così via. A ciascuno il suo eccitante enigma da risolvere, con qualche borbottìo in meno davanti alla macchina del caffè e nessuna urgenza di sentirsi valorizzati altrove. La metamorfosi più interessante da valutare sarà quella di Page e Brin, rispettivamente ceo e presidente di Alphabet, che dovranno decidere come allocare le risorse tra le divisioni della conglomerata.

 

[**Video_box_2**] I visionari ragazzi di Google, suggeriva Justin Fox di Bloomberg, dovranno dimostrare di sapere dire parecchi no se vorranno condurre una grossa società multisettoriale con successo, come dei moderni apprendisti Warren Buffett. Ieri i più maliziosi indovinavano nel rimescolamento il tentativo di superare le accuse mosse dall’Antitrust europeo per abuso di posizione dominante sul mercato della ricerca su internet e smatphone. La questione è separata e non ha influenza sulle indagini in corso, dicono sia da Google sia dalla Commissione europea. D’altronde vorrebbe dire dare troppa importanza alla zarina della Concorrenza, Margrethe Vestager, promotrice dell’indagine. Alphabet però dovrebbe avere meno grane con i regolatori in futuro perché è più trasparente.

  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.