Il presidente della Bce Mario Draghi (foto LaPresse)

Il peso dell'euro sulle spalle di Draghi

Redazione
Mario Draghi ha salvato l’euro per la seconda volta in tre anni, quando ha affermato che la Grecia è nell’euro e deve restare nell’euro.

Mario Draghi ha salvato l’euro per la seconda volta in tre anni, quando ha affermato che la Grecia è nell’euro e deve restare nell’euro. Nel suo ultimo discorso pubblico, il 16 luglio, Draghi ha tuttavia ammesso allo stesso tempo che la Banca centrale deve affrontare un difficile gioco di equilibrismo perché, da un lato, deve garantire liquidità alle banche greche e, dall’altro, non può riaprire il sistema bancario in maniera repentina e traumatica; i controlli sulla circolazione di capitali devono essere sollevati gradualmente. L’evidenza di questi giorni rende il gioco ancora più complesso visto il collasso dei titoli bancari sul listino ellenico, riaperto lunedì con ribassi da record storico, tuttora in corso, e il conseguente incremento molto probabile dell’ammanco di capitale negli istituti (fino a 25 miliardi di euro). Durante la fase più convulsa delle trattative con il governo greco, Draghi ha cercato di tenersi fuori dalla mischia mentre andava in scena la prima manovra politica congiunta nell’Eurozona, a trazione tedesca, che ha certificato l’impossibilità per un partito di sinistra radicale, come Syriza, di governare un paese membro ricordando a tutti che l’unico modo per guadagnare sovranità è cederne delle porzioni.

 

Draghi ha poi difeso l’euro e non ha voluto esprimersi sul governo Tsipras – chi sono io per giudicare un esecutivo in carica, si dirà – ma ha sottolineato che da parte di Atene dev’esserci la volontà e la capacità di adempiere alle richieste dei creditori; non certo una garanzia dopo che Tsipras ha perso del tutto affidabilità. Gli emissari della (ex) Troika sono tornati in Grecia e, dopo avere tratteggiato la riforma pensionistica, la principale preoccupazione – almeno negli incontri di martedì – è stata appunto la tenuta del sistema bancario. D’ora in poi sarà l’emissario della Bce ad avere più daffare. La seconda parte delle obbligazioni per Atene prevede che a partire da settembre la Vigilanza della Bce inizierà a sostanziare l’ammanco di liquidità; ripeterà insomma gli stress test sugli ultimi bilanci e non su quelli del 2013 come a novembre. E se le direttive europee sui salvataggi bancari a carico dei privati (bail-in) saranno operative a partire dall’anno prossimo, è possibile che a incorrere in perdite saranno i correntisti con depositi superiori ai 100 mila euro; significa che altre imprese avranno ulteriori difficoltà finanziarie. Difficile equilibrismo per Super Mario.

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