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Non aprite quella Borsa!

Redazione
La Borsa di Atene collassa per colpa delle intemerate di Tsipras. Gli altri listini europei se ne impipano. Dov'è l'effetto contagio paventato da Krugman&Co.?

La Borsa di Atene ha riaperto oggi, dopo cinque settimane di chiusura forzata, con l'ondata di vendite più massiccia da decenni. L'indice di riferimento Ase Index ha perso più del 23 per cento in apertura. Se si cumula la flessione del listino negli ultimi dodici mesi, la Borsa greca ha perso nel complesso il 47 per cento, risultando una delle peggiori del mondo. La pioggia di vendite non è di per sé abnorme, vista la relativa stazza della piazza greca, ma dà la misura dell'entità della crisi economica e finanziaria che deve tuttora affrontare il primo ministro greco Alexis Tsipras.

 

La riapertura giunge mentre Tsipras ha cominciato i negoziati per assicurarsi il terzo bailout, che vale 86 miliardi di euro – senza certezza che l'entità sia sufficiente a garantire solidità alle finanze greche, anzi. Molti si aspettano che Tsipras ora dovrà affrontare un'ondata di malcontento dopo che il suo partito, Syriza, negli ultimi cinque mesi si è opposto a un accordo con i creditori portando il paese vicino all'uscita dalla zona euro. Non è esagerato ritenere Tsipras e i suoi compagni responsabili delle recenti pene dell'economia ellenica. In Borsa i titoli bancari sono quelli più colpiti sia perché permangono i controlli sulla circolazione dei capitali, per evitare una fuga di depositi ulteriore, sia perché i principali istituti di credito ellenici dovranno affrontare un ammanco di liquidità ingente (alcune stime parlano di 25 miliardi di euro) senza la certezza che basterà parte dei proventi da nuove privatizzazioni di asset pubblici a ripianarlo. Nel frattempo i profeti di sventura, come il Nobel Paul Krugman, o l'ex ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, il professore dell'Università di Austin che tramava in segreto per realizzare la Grexit, dovrebbero riflettere sul risultato della resistenza, se così si può chiamare, di Syriza se il risultato è il tracollo borsistico peggiore dal 1970, dalla periodo della dittatura dei colonnelli richiamata oggi sull'edizione online del quotidiano greco Kathimerini.

 

I profeti di sventura, i vari "dr. Doom", che prevedevano un catastrofiche conseguenze per gli altri paesi dell'Eurozona dovrebbero ricredersi anch'essi. Nonostante la Grecia le altre borse europee – Milano, Parigi, Francoforte, Londra – sono sulla soglia della parità, di certo non sono state colpite gravemente. D'altronde si tratta di un tracollo ampiamente atteso dal mercato, nulla che può definirsi contagioso. Semmai fu più grave per i piccoli risparmiatori europei, e italiani, non conoscere le intenzioni di Tsipras quando decise un venerdì a mercati chiusi di indire un referendum sulla permanenza della Grecia nell'euro per la settimana successiva. Alla riapertura dei mercati, il lunedì, Tsipras ha mandato a bagno chi non sapeva o chi, preso dal panico, aveva deciso di vendere.

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