Matteo Renzi (foto LaPresse)

Sforare il deficit per abbassare le tasse

Claudio Cerasa
Renzi ha il dovere di ottenere una concessione importante da Merkel - di Claudio Cerasa

Verrebbe quasi da dire che è una battaglia di civiltà e verrebbe quasi da dire che non c’è momento migliore di questo per andare in Europa e chiedere agli amici dei governi dell’Eurozona di dimostrare in un modo semplice e lineare che l’Europa funziona ancora e che la sacrosanta inflessibilità mostrata in questi giorni di fronte ai compagni greci la si deve non alla generica rigidità dell’Europa ma alla specifica rigidità dei leader europei contro la politica dei ricatti. Tutto giusto e tutto corretto e bene ha fatto Renzi a mostrarsi inflessibile contro la brigata Peter Pan. Ma arrivati a questo punto della storia il governo italiano può incassare un punto importante mettendo a frutto la scelta (giusta) di far propria la dottrina tedesca facendo una mossa semplice, che è la stessa suggerita ieri su questo giornale dal governatore toscano Enrico Rossi: andare in Europa e chiedere in vista della prossima legge di stabilità di avere uno sconto sul deficit, almeno di due punti, previsto per il prossimo anno.

 

Trenta miliardi tondi tondi da destinare al taglio delle tasse. La mossa avrebbe un suo senso perché mai come in questo momento l’Europa ha necessità di mostrare la faccia dura con i discoli e la faccia buona con gli alunni diligenti e tutto sommato a fine anno Renzi avrà la possibilità di portare un buon bottino come dote del suo governo: le riforme del lavoro, della scuola, della legge elettorale, la riforma parziale della Costituzione, del Senato, la riforma parziale della Pubblica amministrazione, e per quanto alcune leggi possano essere criticabili, in fondo è stata la stessa Angela Merkel ad aver riconosciuto il lavoro riformista fatto da questo governo. Negli ultimi mesi non si può dire che il profilo europeo di Renzi sia stato entusiasmante e su diverse partite l’Italia ha perso l’occasione di avere un ruolo da protagonista nelle mediazioni che contano. Il basso profilo ci sta. A condizione che vi sia un obiettivo all’orizzonte. E quell’obiettivo oggi non può che essere quello: deficit da sforare per abbassare le tasse in cambio di riforme. Il populismo e i sentimenti anti europei, in un certo senso, si possono combattere anche partendo da qui.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.