Il jobs act promosso ma la ripresa del mercato del lavoro italiano è troppo "timida", dice l'Ocse

Redazione
L'edizione 2015 dell’Employment Outlook registra una crescita troppo stentata: il pil crescerà dello 0,6 per cento nel 2015 e dell’1,5 per cento nel 2016, valori troppo bassi. E il mercato del lavoro preoccupa, soprattutto per le fasce più basse.

Lo stato dell'economia italiana continua a preoccupare e i segnali di ripresa fin qui registrati sono stentati e non sufficienti a far pensare che il peggio sia passato. L'analisi dell'Ocse, pubblicata dall'Employment Outlook 2015, induce alla cautela sulle prospettive di crescita del paese per l'anno corrente e per il 2016. Le aspettative più rosee, che lasciavano intravedere l'uscita dalla crisi per l'anno prossimo, potrebbero quindi essere disattese. "La ripresa italiana rimarrà timida per un certo periodo. Secondo le più recenti proiezioni Ocse, il pil crscerà dello 0,6 per cento nel 2015 e dell'1,5 per cento nel 2016, valori al di sotto di quelli attesi dell'are euro e dell'intera Ocse", recita il rapporto.



Qualche segnale positivo arriva dal calo della disoccupazione che è passata dal picco del 13 per cento (novembre 2014) al tasso del 12,4 per cento del maggio 2015. Il calo però, registra l'Ocse, è dell'1,3 per cento superiore rispetto a quello dell'area euro. A pesare sono anche le difficoltà che si incontrano nell'inserimento nel mondo del lavoro: il numero di persone che cercano impiego da più di un anno è il più alto dell'area Ocse (seppure in lento miglioramento).

 

 

E sul fronte lavorativo riferito alle classi di età più basse (inferiore ai 29 anni) i dati sono preoccupanti: in Italia il tasso "Neet" è "cresciuto del 40 per cento dall'inizio della crisi aprendo un divario significativo rispetto alla media Osce". Il tasso di disoccupazione giovanile si è assestato intorno al 42 per cento ma ancora oggi più di un giovane su quattro nel nostro paese non è né occupato né in fase di formazione.



[**Video_box_2**]Disoccupazione di lunga durata, alta incidenza di contratti atipici e temporanei sono i fattori che incidono in modo negativo sulla qualità del lavoro e sulle prospettive di carriera dei giovani nel nostro paese, continua l'Ocse. In Italia, "solo il 55 per cento dei lavoratori tipici che che cominciano la carriera con un contratto temporaneo ne consegue uno a tempo indeterminata dieci anni dopo, una delle percentuali più basse dei paesi Ocse" (peggio di noi fa solo la Spagna). L'approvazione del jobs act, continua l'Organizzazione, ha rappresentato un miglioramento per quanto riguarda la restrizione delle diseguaglianze ma allo stesso tempo è necessario adottare misure ulteriori, delle "politiche attive efficaci", dice l'Ocse. Si tratta di quei provvedimenti che mirano sia a "rafforzare la motivazione e l’attrattività di chi cerca occupazione sia a migliorare le opportunità di lavoro". Un ambito in cui il nostro paese non ha ancora investito abbastanza: "La spesa italiana nelle politiche attive, allo 0,41% del Gdp nel 2013, è parecchio sotto la media OCSE (0,53%) e a quella di molti paesi dell’Europa continentale".