Oscar Farinetti (foto LaPresse)

"Se questo paese è un casino, il problema siamo noi". La ricetta di Farinetti per l'Italia

Elena Bonanni

“L’Italia ha superato il punto A, si trova nel punto B, non è ancora arrivata a C, che è dove si è spacciati”. Le idee politiche ed economiche per il paese, i piani di sviluppo per la sua azienda, spiegati durante una cena riservata dal patron di Eataly.

“L’Italia ha superato il punto A, si trova nel punto B, non è ancora arrivata a C, che è dove si è spacciati”. Oscar Farinetti alla lavagna traccia curve, punti e aree con un pennarello nero. Siamo nel padiglione Eataly di Expo, cuore pulsante dell’orgoglio nazionale nell’esposizione mondiale del cibo (con qualche polemica  sulla mancata gara per l’assegnazione del padiglione, “E’ tutto risolto, sono tutte balle,” replica Farinetti). Ma assieme a pomodori, biodiversità, cucina si parla anche di analisi di mercato, ricavi, sistema Paese, gesti eroici. Mescolate bene questi ingredienti insieme, shakerate un po’, cuocete a fuoco lento quello che serve, e avete la ricetta di Farinetti per l’Italia. Che per l’occasione viene servita ai manger in sala (con la cena a buffet), il club della esclusiva cerchia di ex alunni (più ospiti) della Bocconi, l’ateneo milanese presieduto dall’ex Premier Mario Monti, riunita per uno dei suoi consueti e riservati Dinner Speech.

 

Per Farinetti il condimento imprescindibile sta nel timing: “L’importante è uscire da un business non troppo tardi”, dice l’imprenditore che ha creato la sua prima fortuna con la catena di elettronica Unieuro e che con tempismo perfetto ha abbandonato il commercio di computer, televisori e lavatrici prima che il settore vedesse inabissarsi i margini. Se si aspetta troppo, infatti, si è spacciati. La regola vale anche per l’Italia, che oggi non è certo al punto A (il tempismo perfetto prima che inizi la discesa) ma è già arrivata al punto B, il punto che rotola a gran ritmo sulla curva discendente, verso la disfatta. Dove però si fa ancora in tempo a iniziare la risalita.

 

“Sto cercando di spiegare perché questo Paese è un casino. Il problema siamo noi”, esclama parlando dell’Italia. Due gli ingredienti che rovinano il gusto: abbiamo paura di copiare e di cambiare. “Abbiamo paura che gli altri ci copino e corriamo a brevettare ma noi copiamo poco - rileva - Io è tutta la vita che copio e mi va da dio. Copiare significa con umiltà dedicare tutta la propria attenzione a chi fa meglio di noi. Io copio nei piccoli negozietti, al mercato e poi applico queste idee su scala più grande con risultati enormi”. Ma non basta. “Siamo il Paese nel mondo dove si ordina di più il solito. Ma come si fa? Provate a partite con una giornata diversa”, cerca di scuotere la sala. Dopo l’elogio del copione e la messa al bando del routinario, si fanno largo Mandela e Papa Francesco. Il primo perché ha frantumato l’Apartheid, il secondo perché ha risollevato la Chiesa dagli scandali fino a pubblicare la recente enciclica sull’ambiente.

 

“Abbiamo bisogno di gente che, a capo di corporazioni, fa gesti eroici”, dice Farinetti. Perché la coscienza civica è ciò che manca all’Italia ma è anche ciò che permette, usando la metafora motociclistica, di scaricare a terra il potenziale. “Noi abbiamo scarsissima coscienza civica, questo è il nostro problema - afferma - E la coscienza civica si cambia rapidissimamente con il buon esempio e i gesti eroici di chi governa”.

 

Poi c’è la scuola, perché i bambini “sono i più grandi maestri per gli adulti”. Gli elementi di Farinetti per una buona scuola sono quattro: 1) i professori devono essere  i migliori e per questo serve un piano meritocratico; 2) l’educazione alimentare dovrebbe essere la grande novità; 3) Senza 6 in educazione civica si viene bocciati; 4) al posto della religione cattolica andrebbero insegnate le religioni del mondo. E il piano scuola di Renzi?  “Bisogna leggerlo prima di protestare - dice - siamo in un Paese che protesta senza leggere”.

 

Infine, ci sarebbero due o tre cosette da fare per spingere i ricavi dell’azienda Italia. A partire, su tutte, dal turismo. “E’ un insulto che Roma faccia la metà dei turisti stranieri di Dubai - dice - Dobbiamo raddoppiare il numero di turisti in Italia da 47,5 milioni a 100 milioni, un po’ più della Francia che ne fa 80. Un giorno Franceschini mi chiese come fare ad aiutare il turismo in Italia. Gli ho risposto: metti tutti i romagnoli nelle posizioni chiave. Rimini fa 22 milioni di turisti”.

 

Così come potrebbe stupire conoscere le cifre che paga un brand del lusso per sfilare al Louvre: decisamente un alto multiplo di quanto gli servirebbe per sfilare agli Uffizi.

 

“Se avessi quattrini da investire - dice Farinetti - investirei molto in Italia. I numeri sono così bassi che non possono che crescere con le potenzialità enormi che ci sono”. Nel frattempo i soldi li sta mettendo in un nuovo progetto: Green Pea (tradotto Pisello Verde). Lasciato il timone di Eataly dal prossimo 15 ottobre ad Andrea Guerra (“una delle persone che stimo di più per le capacità manageriali”), manager ex Luxottica negli ultimi mesi impegnato a Palazzo Chigi come consulente di Renzi, Farinetti ha deciso di ricominciare nuovamente da capo. E di diventare ancora più “buono, pulito, giusto”, come insegna un altro peso massimo della gastronomia all’italiana, Carlo Petrini, patron di Slow Food. “Tornerò però ai beni durevoli - precisa Farinetti - ruotando attorno a tre grandi mercati: la mobilità, l’abbigliamento, l’abitare. Si tratterà di una roba molto innovativa che partirà a settembre 2017 accanto agli Eataly”. E che sarà dedicata al tema della sostenibilità e del “valore del rispetto” con l’obiettivo di far diventare “figo” comportarsi bene. “Green Pea sarà un museo a cielo aperto di tutto ciò che è sostenibile nel campo dell’energia - racconta - dove si potranno comprare oggetti di rispetto, veicoli di rispetto, mobili di rispetto e abbigliamento di rispetto. Sopra i maglioni di cachemire, per esempio, ci sarà la foto del pastore, la storia della filiera, come sono state nutrite le capre. E il Green Pea sarà il marchio ricamato sopra che farà capire tutto questo” in un colpo d’occhio. Così, dopo i maglioni “illuminati” di Cucinelli, avremo quelli “sostenibili” di Farinetti, con un bel Pisello Verde cucito sopra.

 

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