Salvatore Rossi, presidente dell’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) (foto LaPresse)

Assicurare il cambiamento

Redazione
Scriveva Adam Smith due secoli e mezzo fa che “il mercato assicurativo dà grande sicurezza ai patrimoni degli individui e, dividendo fra tanti quella perdita che rovinerebbe un singolo, la fa ricadere leggera e sopportabile sull’intera società”.

Scriveva Adam Smith due secoli e mezzo fa che “il mercato assicurativo dà grande sicurezza ai patrimoni degli individui e, dividendo fra tanti quella perdita che rovinerebbe un singolo, la fa ricadere leggera e sopportabile sull’intera società”. Quando martedì Salvatore Rossi, nella sua relazione annuale in qualità di presidente dell’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), ha citato l’economista scozzese, non lo ha fatto certo con l’intenzione di giustificare un’eventuale resistenza al cambiamento nel settore assicurativo. Piuttosto Rossi, che è anche direttore generale della Banca d’Italia, ha invitato l’industria – che in termini di totale dell’attivo pesa circa il 40 per cento del pil, a fronte del 260 per cento delle banche – a cogliere alcune possibilità di innovazione radicale. Non solo quelle imposte da un nuovo regime regolamentare europeo, Solvency 2, di cui Rossi non ha nascosto la complessità eccessiva. Né il presidente dell’Ivass si è limitato a sottolineare come la crisi prolungata e l’attuale politica monetaria espansiva abbiano compresso radicalmente la redditività degli investimenti più tradizionali delle assicurazioni (titoli di stato e immobili). Rossi piuttosto ha nominato “una opportunità finora non colta”, seppure sia stata offerta da nuove normative, come quella di contribuire al finanziamento delle imprese produttive, investendo in mini bond e prestiti bancari cartolarizzati, o erogando direttamente credito. E ha specificato che “il potenziale di investimento in queste forme è di oltre 60 miliardi di euro”.

 

E’ possibile che non siano stati “offerti alle compagnie prodotti adeguati”, ha spiegato il presidente dell’Ivass, come pure è da considerare la comprensibile prudenza degli operatori. Ma certo in un paese ancora troppo bancocentrico, e con le banche che ancora centellinano il credito, tale esortazione non va sottovalutata, sia dagli operatori sia dal legislatore. Rossi infine è stato ancora più sferzante nel suggerire “un maggior contributo delle assicurazioni alle gestioni previdenziali” per rendere maggiormente sostenibile il welfare pensionistico. Con un insperato sollecito alle imprese del settore “cui spetta aguzzare l’ingegno per adattare prodotti e pratiche di vendita alle esigenze di una platea di clienti di cui essi gestiscono il futuro”. E’ anche una battaglia generazionale, e più in generale di sano ammodernamento del nostro sistema finanziario.

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