Vladimir Putin e Alexis Tsipras (foto LaPresse)

Cosa non funziona più nell'alleanza tra Putin e Tsipras

Alberto Brambilla
La Grecia sostiene i piani energetici della Russia ma il dossier sulle sanzioni allontana Mosca da Atene

Roma. I capi di stato e di governo europei si sono dati appuntamento lunedì in un vertice d’emergenza per discutere le opzioni last minute a undici giorni dal fallimento contabile della Grecia. In cinque mesi di trattative infruttuose il primo ministro greco, Alexis Tsipras, non ha offerto margini credibili di collaborazione ai suoi creditori (Unione europea, Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea) aggravando sia la crisi fiscale di Atene sia la fuga di depositi dalle banche. Eppure in questo frangente fatale, dopo che il direttore generale del Fmi Christine Lagarde – il “criminale al comando”, secondo la visione dei rappresentanti greci – ha indicato “l’estrema necessità di instaurare un dialogo con gli adulti presenti nella stanza”, Tsipras cosa fa? Incontra Vladimir Putin al forum economico annuale di San Pietroburgo nel momento di massima tensione tra la Russia e le potenze occidentali che cercano con sanzioni economiche e deterrenza militare di limitare le ambizioni espansionistiche dell’autocrate verso l’Europa sud-orientale.

 

Il gesto ricorda il bacio della pantofola (proskynesis) che sanciva la sottomissione al pontefice cattolico di sovrani, nobili e clero; pratica antica già usata verso i re assiri e persiani. “Se le provocazioni pagassero, la Grecia avrebbe da tempo una ricchezza celestiale”, commenta Handelsblatt, quotidiano dell’establishment tedesco che, va da sé, considera sacra solo la pantofola della kanzlerin Angela Merkel. Il leader di Syriza ha una lunga consuetudine coi russi – iscritto al Partito comunista greco nel 1991 dopo il collasso dell’Urss – ma la seconda visita a Putin da aprile ha alimentato sospetti: è possibile che Atene riceva aiuti finanziari affinché prema sull’Unione europea per ammorbidire le sanzioni imposte a Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina? L’economia russa è fiaccata ma le ripercussioni per l’Europa, visto anche l’embargo di Mosca ai beni agroalimentari europei, potrebbero essere più gravi di quanto previsto dalla Commissione Ue: stando a uno studio del think tank austriaco Wifo, pubblicato ieri da alcuni giornali europei, sono a rischio 2 milioni di posti di lavoro e 100 miliardi in esportazioni di beni e servizi. Tuttavia è da vedere l’efficacia dell’aiuto reciproco che Mosca e Atene possono darsi. Tsipras fa ballare i fronti caldi dell’Ue usando la leva geopolitica per fare promesse ma pare poco credibile pure agli occhi di Putin. Dice che “il circolo vizioso delle sanzioni occidentali deve finire al più presto” ma la decisione di prolungarle di altri sei mesi a partire da agosto sarà probabilmente ratificata la prossima settimana dai ministri degli Esteri europei, dice il New York Times, e soprattutto nella riunione preliminare degli ambasciatori la Grecia non ha posto il veto.

 

[**Video_box_2**]Putin dice che “se la Grecia ha bisogno d’assistenza finanziaria esamineremo la questione” ma Mosca non può concedere granché. “Il problema [greco] è così vasto che la Russia non può permettersi di offrire quel che serve”, dice un banchiere russo al Financial Times. A San Pietroburgo il ministro dell’energia russo, Alexander Novak, e il suo omologo greco Panagiotis Lafazanis, un irriducibile di Syriza, hanno firmato l’accordo per realizzare l’estensione del gasdotto Turkish Stream in territorio greco con soldi della Banca di sviluppo russa, la proprietà dei tubi sarà condivisa. Gli Stati Uniti avevano diffidato Atene, membro riluttante della Nato nell’èra Syriza, dall’appoggiare il “gasdotto politico” putiniano, concorrente dell’europeo Tap che passa dal Peloponneso e approda in Puglia. La mina vagante Tsipras sconfina in orbita russa, sfida la pazienza americana e la politica di sostegno ai greci inaugurata nel ’47 da Henry Truman.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.