Uno dei treni Alstom consegnati all'Iran

Non solo Eni. Da dove parte la corsa delle imprese in Iran

Gabriele Moccia
Macchinari, automobili, avionica, ferrovie. Da Psa a Mercedes. Da Alstom a Fata. Ecco le aziende che corteggiano Teheran.

Roma. Mentre la Guida suprema fa la voce grossa nei confronti dei vicini del Golfo ed esclude nuove ispezioni ai siti nucleari, il mercato iraniano sta provando lentamente a riaprirsi verso l’Europa, nella speranza che gli accordi dello scorso aprile cedano il passo a una progressiva stabilizzazione dei rapporti commerciali. Anche l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, dalle colonne di Repubblica, ha chiesto un deciso riavvicinamento, ma l’operazione di convertire i crediti commerciali incagliati in barili di petrolio potrebbe risultare più complicata del previsto, a quanto risulta al Foglio, vista la pesante esposizione debitoria della National Iranian Oil Company e il guinzaglio impostogli dalla Banca centrale iraniana. Piazzale Mattei a parte, i settori apripista non sembrano però essere né il gas né il petrolio, bensì comparti più legati al consumo interno: macchinari e auto. Parigi si è mossa per prima, Maxime Picat, direttore generale di Psa, ha detto ai media tedeschi che il gruppo francese è pronto a lanciare una nuova alleanza con Iran Khodro, uno dei principali costruttori di auto iraniani, con un piano industriale che copra tutto l’insieme della filiera produttiva, non solo l’importazione e la vendita di auto fatte altrove. Una vera chiave di volta, visto che il mercato del paese è ancora troppo dipendente dall’import di auto (salito ancora del 31 per cento nel 2014), mentre, per rilanciare la ripresa e i consumi, il governo di Teheran ha bisogno di sostenere l’industria interna. Insomma, serve ricostruire l’indotto e servono fabbriche “cacciavite”. E da sola Iran Khodro, insieme all’altro gruppo, Saipa, conta il 90 per cento della produzione domestica. Proprio Saipa è in contatto da metà marzo con il gruppo tedesco Mercedes-Benz/Daimler e il suo ceo, Za’far Tanhapour, ha speso parole di miele nei confronti della casa di Stoccarda, augurandosi di raggiungere presto un accordo. Ma da Teheran mettono in guardia sul peso ancora sostenuto della penetrazione cinese. Posizioni di mercato difficili da scalzare.

 

Ancora di recente, la casa automobilistica di Shenyang, Brilliance Auto, ha lanciato altre due linee di montaggio e insieme agli altri produttori cinesi presenti Chery, Lifan e Jianghuai, mira a conquistare il dieci per cento del mercato entro il 2016. Sempre i francesi sembrano poi interessati alle grandi manovre di espansione del sistema ferroviario iraniano. Alstom ha già contratti in essere (metro di Teheran in primis), ma potrebbe vincerne altri. Infatti, se la costruzione delle linee ad alta velocità è saldamente sotto l’ombrello della holding dei Pasdaran, Khatam al Anbia, ci sono 25 mila chilometri di rete ancora da assegnare, come sottolineato di recente anche dal ministro dell’industria della Repubblica islamica, Reza Nematzadeh. Chissà se questa partita sarà in grado di giocarsela anche la nuova Ansaldo Breda a guida Hitachi, ma ancor di più Ansaldo Sts, visto che sul segnalamento Teheran ha estremo bisogno di know-how.

 

[**Video_box_2**]La posizione italiana in Iran potrebbe, poi, beneficiare del closing dell’operazione di acquisizione di Fata, del gruppo Finmeccanica, da parte di Danieli. Entrambe sono di casa nella Repubblica, hanno una lunga tradizione di relazioni con il mondo economico e politico iraniano e hanno dimostrato di voler investire nel paese: Danieli, in particolare, sul siderurgico e sull’allumino, dove tra l’altro l’alleanza con Fata è già realtà. E ancora, l’allentamento del quadro sanzionatorio sta spingendo il mercato su un settore dove, ad esempio, anche Finmeccanica potrebbe rientrare nei giochi. La flotta civile iraniana è, infatti, tremendamente obsoleta e va ammodernata entro i prossimi tre anni, sostengono gli analisti di Jefferies interpellati da Bloomberg. Già nel 2014, Boeing era riuscita a farsi accordare un permesso temporaneo dalla Casa Bianca per esportare pezzi di avionica in Iran, ma caduto il velo dell’isolazionismo economico, si potrebbe presto scatenare una corsa furiosa per accaparrarsi quote di mercato sull’intero settore.

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