Yanis Varoufakis con Alexis Tsipras (foto LaPresse)

Atene sta fallendo, è tutto sotto controllo

Redazione
Grexit e default non sono più solo ipotesi e non terrorizzano più l’Ue. Ma l’aiuto miliardario di Putin può stravolgere la situazione.

Il fallimento della Grecia non è più solo un’ipotesi. Qualcosa sta succedendo davvero, se il capo economista del Fmi, Olivier Blanchard, dice che l’uscita di Atene dall’euro non sarebbe, per gli altri membri della moneta unica, «una navigazione tranquilla ma probabilmente potrebbe essere fatta».

Danilo Taino, Corriere della Sera 17/4.

 

Danilo Taino: «Tra il 2010 e il 2012, un’affermazione del genere avrebbe provocato onde incontrollabili sui mercati e la paura del contagio avrebbe terremotato i titoli pubblici dei Paesi considerati deboli, Spagna, Italia, Portogallo, Irlanda. Oggi di default e Grexit si discute invece apertamente a Berlino, in Europa e intensamente a Washington, al margine degli incontri primaverili dell’Fmi. E nessuno si terrorizza».

Danilo Taino, Corriere della Sera 17/4.

 

Nelle casse del governo greco, secondo l’agenzia Reuters, ci sarebbero al momento solo due miliardi di euro.

Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 18/4.

 

Il problema più immediato per Alexis Tsipras: nella prima metà di maggio Atene deve rimborsare al Fondo Monetario Internazionale un miliardo di euro. Il ministro delle Finanze Varoufakis, è andato in America a pregare la direttrice del Fmi, Christine Lagarde, di concedere alla Grecia un rinvio del pagamento. La Lagarde ha risposto che questo è assolutamente impossibile: non esistono né si possono creare precedenti.

Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/4.

 

Quello che tutti si chiedono – e la preoccupazione maggiore dei mercati – è come Atene potrà continuare a pagare i suoi conti e rimborsare i creditori nel frattempo. Il capo del dipartimento europeo dell’Fmi, Poul Thomsen, ha sostenuto che il vero problema per la Grecia verrà nell’estate, quando fra giugno e agosto dovrà rimborsare circa 11 miliardi di euro.

Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 18/4.

 

Riforme in cambio di soldi, è questo il mantra che sentiamo ripetere ormai da mesi. Ettore Livini: «Lo stato dell’arte dei negoziati tra l’ex-Troika e la Grecia è chiaro. Atene non ha quattrini in cassa e dipende dai finanziamenti di Ue, Bce e Fmi per pagare stipendi, pensioni e interessi. I creditori pretendono un piano di riforme in linea con il vecchio memorandum per pagare l’ultima tranche di prestiti da 7,2 miliardi di euro. Tsipras vuole un cambio di rotta. E visto che l’austerity non ha funzionato, auspica più crescita e meno rigore. Da due mesi però, non si fanno passi avanti e il rischio default è sempre più concreto».

Ettore Livini, la Repubblica 18/4.

 

Il programma dell’Fmi con la Grecia, a differenza di quello europeo, che scade a fine giugno, continua fino a marzo 2016 e comprende 16 miliardi non ancora sborsati. Soldi che potranno esser messi a disposizione di Atene solo in presenza di una valutazione positiva delle misure.

Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 18/4.

 

Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/4Mentre l’Ue invoca riforme e rigore, la Grecia prova a rompere l’assedio attraverso un accordo economico con la Russia. Lo ha scritto sabato il sito di Der Spiegel, secondo cui i soldi, fra i tre e i cinque miliardi di euro, verrebbero anticipati ad Atene per i diritti di transito del futuro gasdotto Turkish Stream, che Mosca intende costruire attraverso Turchia e Grecia per fornire gas all’Europa. Già domani potrebbe esserci la firma di un accordo in grado di cambiare radicalmente la situazione greca.

Repubblica.it 18/4.

 

Ma la strategia delle nuove alleanze avviata dal governo greco alla ricerca di nuove risorse porterebbe anche verso la Cina.  Il settimanale greco Karfi ha fatto sapere che Atene spera in un prestito da 10 miliardi di euro da parte di Pechino, come pagamento anticipato per l’impiego futuro del porto del Pireo e per l’investimento nel sistema ferroviario nazionale.

Repubblica.it 18/4

 

Nel frattempo si studiano diversi scenari e uno di questi riguarda la possibilità per Atene di emettere degli Iou (letteralmente “I owe you money”), da utilizzare come valuta parallela. Sarebbero dei pagherò, cioè promesse di pagamento fatte ai dipendenti statali e ai pensionati per una certa somma ed entro una data prestabilita. Il dipendente o il pensionato che vuole incassare va in banca dove sconta la cambiale pagando una commissione se vuole incassarla prima della scadenza.

Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 18/4.

 

Vittorio Da Rold: «Questo escamotage consentirebbe di pagare sia i crediti internazionali in euro sonanti che gli stipendi e i salari in Iou. Il problema è che se dovesse continuare la fuga di depositi dalle banche, a marzo giunti a 135 miliardi di euro rispetto ai 160 miliardi di dicembre, i pagherò si trasformerebbero nell’anticamera della dracma, cioè di una valuta parallela che perderebbe il 40% del suo valore rispetto all’euro».

Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 18/4.

 

A marzo Varoufakis ha aggirato il divieto della Bce di finanziamento monetario del deficit: ha iniziato a estrarre denaro dalle banche commerciali, facendosi prestare a scadenze di pochi giorni (ma rinnovate di continuo) i fondi che le imprese statali hanno depositato presso le banche commerciali. In sostanza l’Eurotower, contro la sua volontà, senza che le sia stato detto, si è trovata a coprire il deficit del governo di Atene tramite i depositi bancari delle imprese pubbliche stornati al Tesoro. Un trucco che non può essere ripetuto a lungo.

Federico Fubini, la Repubblica 6/3

 

Atene ha poi predisposto misure per accentrare la tesoreria rastrellando la liquidità dagli enti pubblici, enti statali, fondi pensione. Inoltre ha ritardato il pagamento dei fornitori. Ma resta il fatto che gli incassi fiscali sono diminuiti e il reddito delle famiglie è crollato dell’8,74% nel 2013 rispetto all’anno precedente, continuando una serie negativa iniziata nel 2009.

Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 18/4.

 

Morya Longo: «Sperare che il default della Grecia o la sua uscita dall’euro non abbiano impatto sui mercati e sugli altri Paesi dell’Unione monetaria è come pretendere che una bomba non faccia danni esplodendo. Il solo allargamento dello spread tra Btp e Bund di questi giorni, con il titolo tedesco a nuovi minimi storici, lo dimostra: anche mercati anestetizzati dalla grande liquidità della Bce non sono immuni. La vera domanda che bisogna porsi è, semmai, se l’eventuale contagio in Europa possa essere gestibile e temporaneo».

Morya Longo, Il Sole 24 Ore 17/4.

 

Il debito pubblico greco ammonta oggi a oltre 320 miliardi: per il 60% è in mano agli Stati dell’Ue, per il 10% e più al Fmi, per il 6% alla Bce, il resto è in mano a banche e investitori istituzionali.

Morya Longo, Il Sole 24 Ore 17/4.

 

Partiamo dalle banche. Se nel 2008 gli istituti europei erano esposti su Atene per circa 200 miliardi di dollari (dati Bri) e all’inizio del 2012 per 62,6 miliardi, ora hanno in Grecia appena 18,6 miliardi. Le banche italiane hanno un’esposizione verso la Grecia di appena 1,22 miliardi (dai 6,86 del 2009): nulla di davvero problematico.

Morya Longo, Il Sole 24 Ore 17/4.

 

Il problema è che gli Stati europei hanno erogato grandi prestiti alla Grecia, che in caso di default difficilmente tornerebbero indietro: complessivamente l’esposizione dei Paesi europei, diretta e indiretta, ammonta a 194,7 miliardi di euro, pari al 2% del Pil dell’eurozona. L’Italia ha prestato ad Atene 40,8 miliardi di euro.

Morya Longo, Il Sole 24 Ore 17/4

 

Sul fonte finanziario poi il rischio oggi è molto più limitato rispetto a qualche anno fa. Federico Fubini: «Nell’ipotesi che davvero Atene possa precipitare in un default caotico e uscire dall’euro, la Bce ha già riflettuto su come concentrare nel tempo gli acquisti di titoli di Stato che già sta conducendo. Anziché intervenire per 60 miliardi al mese, per un certo periodo Francoforte potrebbe farlo per somme doppie o triple, anche a costo di esaurire il suo programma di acquisti di titoli prima del previsto».

Federico Fubini, la Repubblica 18/4.

 

Tra le altre conseguenze da temere c’è la fuga dei capitali dalle banche dei Paesi deboli verso le banche tedesche. Spiega Longo: «Se la Grecia uscisse dall’euro e trovasse un modo tecnico-legale per farlo, la porta si aprirebbe in via teorica anche per altri Stati. In questo caso, per le aziende o le persone fisiche che hanno depositi nella banca di un Paese “debole” non avrebbe più molto senso tenere i propri soldi fermi: qualora il Paese uscisse dall’euro, infatti, i loro depositi si svaluterebbero insieme alla nuova “lira” o alla nuova “pesetas”. Avrebbe invece più senso mettere i risparmi in una banca tedesca».

Federico Fubini, la Repubblica 6/3.

 

Infine il contagio dalla Grecia potrebbe coinvolgere la politica. Nel 2015 ci saranno infatti le elezioni in Spagna e Portogallo, con partiti (come Podemos) molto vicini alle posizioni di Syriza in Grecia.

Federico Fubini, la Repubblica 6/3.

 

Carlo Bastasin: «La decisione ora è nelle mani di Tsipras. Se ritiene che ripagare i debiti sia contraddittorio o impossibile, allora ha una cosa sola da fare: approvare in Consiglio dei ministri il controllo dei capitali e la chiusura delle frontiere. Perché il problema di Atene non sarà la liquidità in sé, ma la fuga dei restanti depositi. Una decisione simile, per non violare i Trattati e preludere all’uscita dall’Ue, deve essere presa in accordo con le autorità europee che potrebbero giustificare un finanziamento di emergenza delle banche greche. La catena delle decisioni politiche sarebbe dunque chiara: dal governo greco alle istituzioni europee e da queste alla Bce. Tocca a Tsipras dunque: qui è Rodi, Alexis» .

Carlo Bastasin, Il Sole 24 Ore 17/4.

 

Apertura a cura di Luca D'Ammando

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