Il presidente della Bce, Mario Draghi (foto LaPresse)

Caro Renzi, guarda che aiutino ti arriva da Draghi

Marco Valerio Lo Prete
Se il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nei prossimi mesi potrà sostenere davvero – numeri alla mano – che almeno sul pil si cambia verso, in larga parte lo dovrà a Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea (Bce).

Se il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nei prossimi mesi potrà sostenere davvero – numeri alla mano – che almeno sul pil si cambia verso, in larga parte lo dovrà a Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea (Bce). In ogni analisi economica che si rispetti, di questi tempi, è stato citato l'effetto positivo sulla ripresa delle politiche monetarie espansive messe in campo dalla Bce. Quel che oggi emerge, dal bollettino mensile appena sfornato dalla Banca d'Italia, è la quantificazione esatta di questo aiutino del banchiere centrale (con passaporto italiano) all'attuale premier.

 

Innanzitutto, quanto è robusta la ripresa economica che si attende a oggi l'esecutivo? Nel Documento di economia e finanza (Def) appena presentato, c'è la risposta. Nel Def, sulla base del quale sarà scritta in autunno la Legge di stabilità, il governo dice di aver rivisto "in via prudenziale" il tasso di crescita del 2015 "di un solo decimo verso l'alto, portando il valore previsto a 0,7 per cento". Poi ancora: "Il più rapido miglioramento del ciclo economico nel corso dell’anno avrà riflessi positivi soprattutto sulla variazione del prodotto interno lordo del 2016; per tale anno la previsione di crescita si porta all’1,3 per cento (rispetto all’1 per cento previsto in ottobre)". Per ricapitolare: il pil dovrebbe segnare più 0,7 per cento nel 2015 e più 1,3 per cento nel 2016, una crescita cumulata di circa 2 punti percentuali.

 

[**Video_box_2**]In queste ore la Banca d'Italia è tornata a spiegare per filo e per segno quali sono i canali attraverso cui si attende un aiuto del Quantitative easing alla ripresa italiana: rendimenti dei titoli di stato in discesa; tassi bancari che si riducono per imprese e famiglie; tasso di cambio dell'euro che si deprezza nei confronti del dollaro; domanda estera potenziale dell'Italia che cresce. Risultato: "Nel complesso, secondo il modello trimestrale, queste ipotesi si potrebbero tradurre – scrivono gli economisti di Palazzo Koch – in una maggiore crescita cumulata del pil italiano di 1,4 punti percentuali". Su 2 punti percentuali di crescita stimati dal governo nello stesso biennio, non è affatto misero l'aiuto di Draghi a Renzi.

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