Il ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis (foto LaPresse)

Il trilemma di Atene

Redazione
I sogni finiscono all’alba, oppure quando scadono le rate. La Grecia rimborserà puntualmente giovedì prossimo al Fondo monetario internazionale la tranche di 458 milioni di prestiti ricevuti.

I sogni finiscono all’alba, oppure quando scadono le rate. La Grecia rimborserà puntualmente giovedì prossimo al Fondo monetario internazionale la tranche di 458 milioni di prestiti ricevuti: “Intendiamo rispettare tutti i nostri obblighi nei confronti dei creditori, ad infinitum”, ha detto il ministro-rock Yanis Varoufakis al termine dell’incontro con Christine Lagarde, numero uno del Fmi. Non si parla più di ristrutturazione del debito, né di rimborsi legati all’andamento del pil, escono fuori scena anche le misure unilaterali di spesa, gli aumenti scassabilancio di pensioni, salari e sussidi, non ci sono più il blocco delle privatizzazioni e tutte le misure radicali con cui Alexis Tsipras avrebbe dovuto porre fine all’austerity in Grecia e in tutta Europa.

 

Non ha funzionato la richiesta alla Germania dei danni di guerra, né è servita finora la minaccia di uno scivolamento tra le braccia della Russia: Tsipras domani incontrerà Vladimir Putin, ma il giorno dopo pagherà al Fmi la sua rata in scadenza e si avvia verso un terzo bailout. Ma non basta. Il Financial Times, come già aveva scritto il Foglio, parla delle pressioni di Bruxelles affinché Tsipras rompa con l’ala radicale di Syriza per formare un governo più moderato con il centrosinistra targato Pasok e To Potami. Si riapre così l’irrisolta questione democratica nell’Eurozona: non tutti i partiti o non tutti i programmi hanno pari agibilità politica. Ma non è un problema che riguarda solo l’Europa. Nel mondo moderno democrazia, sovranità nazionale e integrazione economica sono incompatibili, non si possono conseguire tutte e tre simultaneamente, ma solo due per volta. E’ quello che l’economista Dani Rodrik ha definito “l’ineludibile trilemma dell’economia mondiale”.