Alexis Tsipras tra Hollande e Draghi (foto LaPresse)

Il debito d'ossigeno della Grecia

Redazione
Tocca a Tsipras scongiurare un’altra rischiosa intesa franco-tedesca. "Non c’è nessun margine di interpretazione” sull’accordo che la Grecia ha concluso con l’Eurogruppo il 20 febbraio, ha spiegato Martin Schulz, poco prima che il primo ministro si chiudesse in una stanza con Mario Draghi, Angela Merkel, François Hollande.

"Non c’è nessun margine di interpretazione” sull’accordo che la Grecia ha concluso con l’Eurogruppo il 20 febbraio, ha spiegato Martin Schulz, poco prima che Alexis Tsipras si chiudesse in una stanza con Mario Draghi, Angela Merkel, François Hollande e altri in un mini-vertice per sbloccare lo stallo sugli aiuti a Atene. Se lo dice il presidente dell’Europarlamento – un socialista, che per primo ha cercato di dialogare con Tsipras dopo la sua nomina a premier – significa che l’esasperazione dei creditori europei è vicina al punto di non ritorno.

 

Dal mini-vertice sulla Grecia non era attesa alcuna decisione. Così deve essere, per ragioni di forma e di sostanza. Alcuni leader esclusi dal mini-vertice – dal belga Charles Michel allo spagnolo Mariano Rajoy – si sono lamentati con il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, per il formato ristretto. Merkel e Hollande “sono i due più grandi creditori”, si è giustificato l’entourage di Tusk. Ma ogni cittadino della zona euro deve avere diritto di parola – attraverso il proprio capo di governo – sulla politica di Tsipras, nel momento in cui rischia di perdere i circa 600 euro pro capite prestati alla Grecia. Già in passato i compromessi franco-tedeschi – come la passeggiata sul lungomare di Deauville tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy in cui venne sancito il principio delle perdite per gli investitori privati in caso di bailout – si sono dimostrati dannosi per tutti gli altri. In sostanza, Tsipras deve solo iniziare a rispettare gli impegni con i creditori per permettere alla Grecia di restare nell’euro.

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