Mario Draghi (foto LaPresse)

Salto quantico a Francoforte

Draghi vuole un'Europa a sovranità condivisa e burocrazia limitata

David Carretta
Salto quantico a Francoforte. Il confronto con Merkel per rottamare il governo dei dogmi grazie all’incentivo del Qe. Tsipras diffida dell’Eurogruppo. “Antidoto ai partiti populisti”.

Bruxelles. Nel momento in cui Alexis Tsipras balla sul precipizio della Grexit, all’Eurozona serve un “salto quantico” verso l’unione politica: il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ieri si è confrontato con la cancelliera Angela Merkel sul punto, e lunedì a Francoforte è tornato a chiedere ai governi di approfondire l’integrazione dell’Unione monetaria per superare le sue “fragilità”. Grazie al Quantitative easing si può essere “ottimisti” sulle prospettive economiche, ma “la nascente ripresa dev’essere usata come finestra di opportunità per andare avanti con riforme che rendano la zona euro meno fragile e vulnerabile agli choc”, ha detto. Le condizioni ci sarebbero. Il presidente della Commissione, Juncker, è stato incaricato di redigere un rapporto sul futuro dell’Unione economica e monetaria che sarà discusso dai leader a giugno. Per Draghi, il trattamento di favore riservato alla Francia in deficit eccessivo dimostra che le regole vengono interpretate con troppa “discrezionalità”. Il tentativo di costringere i paesi ad accelerare delle riforme strutturali con la procedura per Squilibri macroeconomici “finora non ha dato una grande spinta nei processi decisionali nazionali”.

 

Inoltre, di fronte ai “partiti populisti” che “spesso sfruttano l’impressione che ci sia poca accountability in Europa”, la zona euro ha un bisogno “vitale” di rafforzare “i canali di partecipazione democratica”. Per Draghi, serve un nuovo “approccio”, non più fondato sulle regole, ma sulle istituzioni, attraverso un “quantum leap”, e non una serie di fasi intermedie. Tradotto: un governo dell’euro subito, con legittimità e responsabilità democratica, che abbia il potere di imporre decisioni agli stati membri, come accade con la Commissione sulla concorrenza o con la Bce nella sorveglianza bancaria.

 

Non è la prima volta che Draghi spinge l’acceleratore dell’integrazione politica in cambio delle misure straordinarie della Bce. Nel novembre 2011, in un discorso davanti all’Europarlamento, lanciò l’idea del Fiscal compact che servì alla Bce da copertura per i mille miliardi di prestiti alle banche del programma Ltro. Nell’estate del 2012, in cambio dell’Unione bancaria, annunciò a Londra che avrebbe fatto “tutto quanto necessario” per salvare l’euro. Anche il discorso a Jackson Hole dell’agosto 2013 conteneva le premesse di un grande scambio: il Quantitative easing doveva essere accompagnato dalla condivisione di sovranità sulle riforme strutturali. Ma, finita l’emergenza sui mercati, gli appelli di Draghi per “passare da un sistema di regole e linee guida” sulla politica economica a “un sistema di ulteriore sovranità condivisa con istituzioni comuni” rimangono finora inascoltati. “L’entusiasmo per un approfondimento dell’integrazione è scomparso”, dice al Foglio un alto responsabile europeo: “Il quantum leap di Mario non ci sarà, a meno di un incidente”.

 

L’incidente che nessuno vuole, ma che tutti hanno in mente, è la “Grexit”. Il presidente dell’Euroguppo, Jeroen Dijsselbloem, ieri ha evocato uno scenario cipriota con l’imposizione di controlli sui capitali alla Grecia. A corto di liquidi, Tsipras ha chiesto di incontrare Draghi, Juncker e Merkel a margine del vertice europeo di domani. La richiesta alla Bce è di alzare il tetto di titoli a breve scadenza che Atene può vendere alle sue banche per coprire il fabbisogno finanziario immediato. Ma i negoziati sulle misure che la Grecia deve adottare in cambio degli aiuti sono bloccati per “l’ostruzionismo” di Atene, spiega il responsabile europeo: “I greci pensano che la Bce sia come la Banca centrale del Venezuela”. Ma né l’Eurogruppo né Draghi “si muoveranno” fino a quando il governo Tsipras non avrà iniziato a rispettare gli impegni sottoscritti il 20 febbraio.

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