Chi rode e chi gode in Formula 1

    S ei gare sono state tristemente sufficienti per far dire a molti tifosi della Ferrari che “anche quest'anno vinceremo il prossimo”. Non lo sono per assegnare dei premi definitivi alla stagione, riconoscimenti in alcuni casi per i quali non si lotta per stare davanti agli altri. Come nel premio Rododendro, leggendaria trovata di quel genio di Nanni Loy che dopo aver sdoganato in tv la telecamera nascosta girava per le città incontrando ignari cittadini ai quali chiedeva di sfogarsi, di tirar fuori quel che “rodeva loro dentro”. In cambio offriva, appunto, un fiore chiamato Rododendro. In Formula 1, ma direi in generale nello sport, nessuno è mai particolarmente sincero. Allora il premio Rododendro va declinato con una significativa differenza rispetto ai tempi di Loy. Si attribuisce a coloro che vorrebbero dire qualcosa ma non possono, a quelli ai quali conviene fingere un sorriso perché la verità gli si ritorcerebbe contro. Inarrivabile al primo posto dopo sei gare c'è la scena di Esteban Ocon, terzo pilota Mercedes e candidatissimo ad affiancare Hamilton in futuro, dopo Melbourne. Nell'esatto momento in cui Bottas taglia in traguardo con un vantaggio imbarazzante sul compagno di squadra la regia zoomma sul muretto Mercedes per inquadrare Toto Wolff, accanto al quale si staglia la figura di Ocon che si stampa in viso un sorriso falso come una banconota da sei euro e rode dentro per un inizio di stagione che intimamente sperava diverso. Ma accanto al Capo mica poteva tirare un cazzotto al tavolo per quel finnico slavato che dopo aver fatto lo scendiletto improvvisamente era diventato veloce e competitivo e allontanava il ribaltone che Ocon sogna. Nomination al Rododendro anche a Carletto Leclerc, per la doppietta Bahrain-Montecarlo. Nell'emirato, con la vittoria ormai in pugno, la sua rossa improvvisamente perde potenza come un uomo di mezza età stressato; nel Principato i suoi strateghi lo tengono a bollire ai box mentre gli altri lo sbattono fuori da Q2. Alonso avrebbe avuto una aggettivazione diversa. Ma Leclerc, per educazione personale, giovane età e perché è appena arrivato ha, come la rubrica della Settimana Enigmistica, sorriso a denti stretti. Diretto parente del Rododendro è il Gododendro. Anche qui, si gode in silenzio. E' il premio all'implosione dell'orgasmo, alla trattenuta della risata grassa, all'impossibilità di salire sul palco e dire cosa si pensa realmente della Corazzata Potemkin. La premessa è che il dominatore di questa classifica è un sincero ferrarista ed è all'opposto della soddisfazione per come sono andate le prime sei gare. Eppure, c'è un uomo solo al comando come Fausto Coppi nella Cuneo-Pinerolo del 1949, e il suo nome è Maurizio Arrivabene. Mandato via quando c'era da scegliere tra lui e Binotto, che fa rima con “sei-zero cappotto”, Iron Maury era stato trattato malissimo quando a Suzuka si era lamentato del fatto che troppe volte gli ingegneri non alzassero il naso dal pc e si interrogassero se pioveva o meno guardando il radar e non mettendo la mano fuori dal finestrino. Dopo le qualifiche di sabato scorso il Gododendro per lui, che soffre per gli insuccessi della Ferrari ma è comunque un uomo e come tale fatto anche di carne, è come quando Beamon atterrò a 8,90 a Città del Messico. Inarrivabile. Legato a tutte queste belle amenità c'è il premio chiamato La Carlona, nome che dobbiamo alla schiettezza di Sergio Marchionne che rispondendo a una domanda ne scolpì così la definizione: “Quando sono uscite le nuove regole gli altri le hanno capite subito. Noi lo abbiamo fatto alla carlona”. Imputando al team del predecessore LCDM di essersi comportato come il leggendario Carlo Magno, detto appunto Carlone, in modo grezzo, trasandato e approssimativo. La Carlona è il non ambito premio alla scuderia che si comporta peggio. Difficile non assegnarlo, temporaneamente, alla Ferrari per i motivi di cui sopra. Nomination vanno alla Alfa Romeo, partita bene ma già in declino al punto di stare davanti solo alle Williams. Su quest'ultima non vale la pena infierire, andasse ancora tanto male si candiderà alla ridenominazione del premio e dal prossimo anno potrebbe esserci il premio Carlona Williams. Il The Donald è invece assegnato all'impresa smargiassa durante un Gran Premio, all'esaltazione del lato esagerato, un inno ad andare oltre le convenzioni intitolato al celebre uomo che si fece portare in giro da Mario Andretti a Manhattan con una monoposto adattata a biposto, con il celeberrimo ciuffo presidenziale che si alzava e abbassava come fosse un DRS. Valterino Bottas merita una citazione per aver risposto alla domanda: “Cosa ti dà forza?” con un virile: “La forza della Mercedes sono io”. Premio The Donald ma anche premio Luke Skywalker. La Mercedes, anche, in questa classifica non è raggiungibile. Sei vittorie con cinque doppiette sono una smargiassata senza eguali. C'è poi il premio dedicato all'eroico e mai dimenticato Pastor Maldonado. Il Maldonado va agli autori della maggiore stupidata del weekend. Qui le nomination sono tante. A Baku andando a tamponare Kvyat come nemmeno una casalinga con i tacchi nel parcheggio dell'Esselunga il prode Daniel Ricciardo ha alzato un'asticella a livelli non semplici da battere. Verstappen ha provato a scalzarlo quando ha sportellato inutilmente Hamilton la scorsa settimana rischiando di distruggergli la gara pur sapendo che con 5 secondi di penalità gli sarebbe stato comunque dietro. Siccome non gli basta il cognome per un'assoluzione, una citazione la merita anche il tenero Mick Schumacher. In Formula 2 ha speronato un paio di volte la coraggiosa Tatiana Calderon come se invece che alla Rascasse fosse al Luna Park. Il ragazzo si farà, ma intanto in classifica per il Maldonado c'è anche lui.

    Fabio Tavelli