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La caccia europea ai vantaggi fiscali dei giganti coinvolge anche Ikea

Micol Flammini

La commissione europea mette sotto inchiesta l'Olanda per presunti accordi con il colosso svedese dell'arredamento 

Prima Amazon, poi Apple e Google, ora la Commissione europea ha deciso di aprire un’indagine approfondita sul trattamento fiscale che l’Olanda avrebbe riservato a Inter Ikea, uno dei gruppi che gestiscono il business dell’azienda di arredamento svedese. Grazie a due accordi fiscali ad hoc, chiamati “tax ruling”, concessi da Amsterdam nel 2006 e nel 2011, Ikea ha pagato meno tasse di quanto avrebbe dovuto, godendo così di un vantaggio illegale rispetto ad altre aziende. Secondo l’Antitrust Ue, il colosso dell’arredamento fondato da Ingvar Kamprad sarebbe riuscito a eludere un miliardo di euro tra il 2009 e il 2014, muovendo tasse e profitti tra Olanda, Liechtenstein e Lussemburgo, avvantaggiandosi in questo modo di imposte minori.

   

Margrethe Vestager, alla guida dell’Antitrust della Commissione europea, ha dichiarato di voler condurre un’inchiesta “attenta” per accertare se Ikea abbia effettivamente violato delle regole europee. Sotto accusa sono anche gli accordi che in l’Olanda, il Liechtenstein e il Lussemburgo avrebbero consentito a Ikea di eludere il fisco. In una nota inviata a Afp, Ikea ha detto di essere stata tassata "conformemente alle regole europee". L'azienda svedese si dice disponibile "a collaborare e a rispondere alle domande delle autorità olandesi e della Commissione europea". 

 

Il Financial Times, citando uno studio condotto nel 2016 dai Verdi all’Europarlamento secondo il quale Ikea sarebbe riuscita a evadere le tasse grazie alla creazione di due diverse fondazioni con sede in Olanda e in Liechtenstein, fa luce su un nuovo capitolo del rapporto tra Ue e i colossi internazionali.

     

Dal 2013 la Commissione europea ha esaminato più di mille accordi fiscali tra gli stati membri e società multinazionali. Nelle cinque inchieste concluse fino a d oggi, la Commissione ha ordinato a quattro stati europei di recuperare le tasse eluse da quasi quaranta società, Apple, Starbucks, Fiat e Amazon incluse. Secondo la Vestager, il mese scorso, la maggior parte di questi accordi non ha comportato “aiuti speciali” e il commissario ha promesso di aprire indagini “ogni volta che ci saranno indicazioni su possibili aiuti di stato”. L’inchiesta su Ikea è la più recente e punta a trovare le strutture che consentono alle multinazionali di evadere il fisco attraverso tagli delle tasse alle quali le compagnie minori non hanno accesso, attraverso dei benefici che l'Antitrust Ue considera illegali e con i cosiddetti aiuti di stato.

  

Già nel 2016, la Vestager aveva ordinato all’Irlanda di recuperare circa 13 miliardi di euro da Apple, l’Olanda era stata richiamata per le agevolazioni concesse a Sturbucks mentre il Lussemburgo per Fiat e Amazon. Anche il Belgio ha dovuto richiedere il denaro a trentacinque compagnie che hanno beneficiato di un sistema fiscale molto generoso. Al momento oltre a Ikea, anche McDonald’s, l’azienda francese Engie e il regime fiscale creato nel Regno Unito ad hoc per le aziende straniere sono oggetto di indagini da parte della Commissione. La catena di fast food ha negato di aver goduto di benefici illegali mentre Engie, che per il 33 per cento appartiene allo stato francese, ha detto di voler collaborare con le indagini. 

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