Angela Merkel (foto LaPresse)

Perché la Germania non traballa sulla scacchiera intelligente

Giuliano Ferrara

Tutti auspicavano che la politica tedesca si rimettesse in moto, è accaduto. E Merkel può governare il sistema

Posso sbagliare, ma ho l’impressione che in molti commenti italiani alle elezioni tedesche si registri una notevole, nevrotica instabilità. Invece il sistema politico e istituzionale tedesco è una scacchiera intelligente, a basso spreco di energia, che non traballa per un successo elettorale di un partito di estrema destra, per quanto inedito. D’altra parte la Merkel ha già governato con formule diverse, una delle quali è stata la non politicamente rinnovabile coalizione con la Spd. E i sondaggi la davano comunque il cinque per cento, anche quelli più benevoli, al di sotto del risultato eccezionale del 2013. Allora la Cdu-Csu si mangiò i liberali, che non entrarono al Bundestag e ora ci tornano trionfalmente con il dieci per cento; e l’estrema destra che è andata forte in Baviera, a spese della Csu, e nella Germania orientale, dove come nelle Midlands britanniche della Brexit non ci sono immigrati ma c’è la paura degli immigrati, non aveva il carburante della fobia verso gli stranieri, comprensibile, visto che due anni fa ne sono arrivati un milione dalla Siria, accolti festosamente: “Wir schaffen das”, ce la faremo. E ce l’ha fatta, la Mutti, anche qui se non mi sbaglio, infatti formerà un governo, nonostante l’invasione, quello preferito dagli amici dell’Economist, con i Liberali, che vogliono un po’ meno di costrizioni eurobrussellesi ma sono componibili con i Verdi, estremisti dell’Euroideologia. E’ già successo, la scacchiera è fatta apposta per le mosse del cavallo, due spazi al centro e uno a sinistra o a destra. Poteva andare meglio è il sobrio giudizio del cancelliere, che si prepara al quarto mandato, sedici anni e parecchie crisi, come ricorda la Faz, le banche, l’euro, gli immigrati, tutte alla fine padroneggiate con un certo pragmatico brio e con la tecnica della mediazione e della noia. Perché ora le cose dovrebbero così tanto cambiare, e addirittura nel senso dell’instabilità? Oggi il presidente francese dice la sua, dovrà correggere qui e là il testo del discorso, visti i risultati che certo rendono più difficile il lavoro della Merkel, e di Schäuble che non si vede per quale ragione al mondo dovrebbe essere scaricato, e proprio in questa nuova situazione della scacchiera. Ma nessuno aveva mai promesso un giardino di rose all’asse riformatore franco-tedesco, posto che effettivamente ne nasca uno. Non sembra che la Germania dopo il voto sia diventata un pericolo per l’Europa, il nazismo alle porte è solo un sogno inquieto, un’altra delle solite perdite di tempo. Vorrei vedere che non si faccia strada una formazione estremista, che come prima cosa celebra dividendosi, mentre si passa da due, massimo tre-quattro partiti rappresentati a sette gruppi al Bundestag, come si augurava perfino il giornale conservatore di Francoforte, perché la democrazia funziona meglio quando le voci esistono e sono politicamente rappresentate.

 

Come tentavamo di speculare appena ieri, la formazione del governo e il suo esercizio per i prossimi quattro anni è roba da far tremare le vene dei polsi della classe dirigente tedesca. Era vero anche prima di conoscere i risultati del voto. C’è parecchia roba da fare nel mondo sconclusionato uscito da Trump e dalla Brexit, con una Germania del gut leben, del vivere bene, che ha lasciato aperta una quantità di problemi anche molto seri, ma questo si sapeva, con la crisi delle sinistre che vanno forte solo dove dicono fesserie bolivariste, come a Londra, o dove fanno una politica riformista di centro, come successe a Roma alle europee, risultato oggi in forte e paradossale riesame nonostante le prove oggettive dei governi a guida pd secondo tutti i dati a disposizione, salvo la simpatia che è un dato inafferrabile. Tutti auspicavano che la situazione politica nel paese centrale d’Europa si rimettesse in movimento, e lamentavano l’immobilismo pragmatico e la depoliticizzazione asimmetrica del sistema Merkel, due eccessi, ed eccoli serviti. E ora si lamentano per l’instabilità. Vediamo, wait and see. Cerchiamo di essere meno nevrotizzati, meno insicuri. Le vene dei polsi tremano, ma quella di Berlino e Francoforte è una classe dirigente responsabile, nessuno si prende la briga di boicottare la stabilità di governo, ci si mette qualche mese a contrarre un patto – è la proporzionale, bellezza, e non puoi farci niente – poi però i poteri sono definiti, il perimetro politico dei soggetti diviene chiaro, il cancelliere o meglio la Kanzlerin è in grado in genere di fare il suo lavoro e di rappresentare fuori dei confini il suo paese, la Spd ha chiesto e ottenuto dalla Merkel parecchie cose, tra le quali il salario minimo che in Germania non c’era, e non ha raccolto i frutti del suo spirito collaborativo, tutt’altro. Ora farà in modo ci cancellare in modo emulativo l’opposizione delle estreme, e anche questo sarebbe un risultato non da poco del sistema, cioè della scacchiera intelligente.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.