Il presidente Shinzo Abe in India per la presentazione dell'alta velocità "giapponese"

Perché il Giappone di Abe vuole nuove elezioni. Economia e Corea del nord first

Giulia Pompili

A mettere i bastoni tra le ruote alla scommessa elettorale del primo ministro ci pensa Yuriko Koike, la governatrice di Tokyo, un tempo sua alleata

Tokyo. La notizia circolava già da qualche settimana, ma ieri durante una conferenza stampa il primo ministro Shinzo Abe ha ufficializzato le nuove elezioni generali che si terranno in Giappone il prossimo 22 ottobre, con un anno di anticipo rispetto a quelle previste dal mandato elettorale. Tra due giorni verrà sciolta la Camera bassa del Parlamento e la campagna elettorale avrà inizio il 10 ottobre prossimo.

  

Secondo Abe, le nuove elezioni sono necessarie soprattutto per avere un mandato elettorale rafforzato sull'allocazione delle risorse derivanti dall'aumento delle tasse sui consumi previsto per il 2019. Nonostante l'enorme debito pubblico giapponese, Abe ha detto che vuole investire di più nei settori "dell'istruzione e della sicurezza sociale" per contrastare gli enormi problemi che la working class giapponese, in pieno tracollo demografico, sta affrontando.

  

"La minaccia nordcoreana non deve influenzare queste elezioni", ha detto ieri Abe ai giornalisti, aggiungendo di avere bisogno di un "mandato pieno sulla risposta del nostro governo alla Corea del nord". Perché è proprio la minaccia nordcoreana, secondo gli osservatori, a dare ottime possibilità al Partito liberal democratico guidato da Shinzo Abe di restare in una posizione dominante in Parlamento. Tokyo ha una posizione molto dura nei confronti di Pyongyang e meno disposta al dialogo diretto - come vorrebbe invece la Corea del sud di Moon Jae-in. Il primo ministro Abe ha detto che continuerà a chiedere alla comunità internazionale sforzi diplomatici per "pressare" sempre di più il leader Kim Jong-un.

  

Le elezioni in effetti arrivano in un momento molto complicato per il Giappone. I critici di Abe vedono nella sua "scommessa" un modo per assicurarsi un mandato di altri quattro anni come primo ministro, e molto probabilmente la sua terza elezione a presidente del Partito liberal democratico nell'autunno 2018. Abe, colpito nell'ultimo anno da numerosi scandali - fra tutti quelli che riguardano due operatori scolastici, la Moritomo Gakuen e la Kake Educational Institution, che sarebbero stati "favoriti", secondo gli oppositori di Abe, dal primo ministro in carica - ha recuperato molti punti nei sondaggi sul suo gradimento. E i partiti di opposizione, compreso il Partito democratico che ha avuto un tracollo soprattutto nelle elezioni del Parlamentino di Tokyo qualche mese fa, stentano a trovare una linea comune e dei leader credibili.

   

Yuriko Koike riceve la bandiera olimpica durante i Giochi di Rio 2016 (foto LaPresse)


   

Non è un caso se poche ore prima della conferenza stampa di Shinzo Abe, la geniale e comunicativa Yuriko Koike, attuale governatrice di Tokyo, abbia convocato una conferenza stampa per annunciare la formazione di un nuovo partito politico e mettere i bastoni tra le ruote alla maggioranza.

  

Pur essendo definita spesso dai media stranieri "una novità" nel panorama politico nipponico, Koike in realtà è una navigata politica con posizioni non molto distanti da quelle di Shinzo Abe, soprattutto per quanto riguarda la Difesa e la riforma dell'Articolo 9 della Costituzione pacifista giapponese. E' fuoriuscita dal Partito liberal democratico di Abe lo scorso anno per correre come indipendente alle elezioni da governatore di Tokyo con il suo partito regionale Tomin no First Kai (letteralmente "prima i residenti di Tokyo", con un chiaro riferimento alla politica dell'America first di Trump). Pur avendo più volte smentito la possibilità di entrare nella politica nazionale, la recente vittoria a Tokyo ha galvanizzato Koike, che ieri ha lanciato il Kibo no To (il Partito della speranza). Il nuovo partito è pronto a prendersi i voti di una larga fetta di indecisi e delusi dalla formazione di governo di Abe,  e molti parlamentari hanno già ventilato l'ipotesi di confluirvi. La Koike sta sfruttando al massimo il suo momento di popolarità, e non è un caso se ieri durante la conferenza stampa abbia citato le riforme fiscali di Trump e Macron, e poi abbia incontrato l'ex primo ministro Junichiro Koizumi, un tempo mentore del premier Shinzo Abe. Koike, avendo rinunciato al suo seggio parlamentare, non è eleggibile come primo ministro - e sa che in un primo momento il suo partito non arriverebbe a raggiungere la maggioranza in Parlamento - ma guiderà la nuova formazione da governatrice di Tokyo.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.