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The Donald pronto ad aumentare le truppe in Afghanistan

Daniele Raineri

La decisione da establishment di inviare altri quattromila soldati deluderà l'ex stratega di Trump, Steve Bannon, che è stato messo alla porta venerdì

Roma. Ieri sera alle nove americane c’era in programma un discorso del presidente Trump in diretta televisiva nazionale per annunciare la nuova strategia per la guerra in Afghanistan, che ormai va avanti dal 2001. Durante la giornata i media hanno tentato di anticipare il contenuto del discorso e hanno detto: Trump aggiungerà altri quattromila soldati al contingente già presente in Afghanistan per fermare l’avanzata dei talebani, come gli hanno consigliato di fare gli ex generali che lavorano nel suo staff e che sono considerati l’ala “normalizzatrice” della Casa Bianca.

   

La guerra afghana non va per nulla bene. Questo è il dato di un rapporto presentato al Congresso nel novembre 2016: il governo di Kabul controlla soltanto il 57 per cento dei distretti, con una perdita del 15 per cento rispetto all’anno prima, e da novembre a oggi i talebani hanno accelerato di molto le loro conquiste. Se continuano a questo ritmo, non manca molto prima che riprendano lo stesso territorio che avevano in mano nel 2001 prima dell’intervento americano, eccetto qualche sacca protetta come la capitale Kabul. Un altro dato preoccupante riguarda le forze speciali afghane addestrate dagli americani, che sopportano il peso dell’80 per cento delle operazioni contro i talebani anche se sono soltanto il 7 per cento del totale dell’esercito e questo vuol dire che l’antico piano di creare una forza combattente nazionale in grado di proteggere il paese è ancora lontano dalla realtà – con l’aggravante che siamo nel 2017.

   

Il capo del Pentagono, l’ex generale dei marine Jim Mattis, aveva già ricevuto da Trump l’autorizzazione per mandare altri quattromila soldati, ma ha preferito che la decisione fosse presa anche da Trump dopo una revisione molto tormentata della strategia. Annunciata come fatta a metà luglio, è diventata un altro fronte della faida interna all’Amministrazione tra l’ala normalizzatrice dei generali e la fazione “alt-right” guidata dall’ex stratega di Trump, Steve Bannon, che è stato messo alla porta venerdì scorso.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)