Rex Tillerson (foto LaPresse)

Tillerson arriva in Asia nel peggiore dei momenti possibili

Giulia Pompili

Il viaggio del Segretario di stato americano tra Tokyo, Seul e Pechino. I problemi irrisolti dell'area pacifica

Roma. Il segretario di stato americano Rex Tillerson arriverà oggi a Tokyo, dove inizierà la sua visita in Asia orientale. Dopo domani Tillerson sarà a Seul, e lì incontrerà il primo ministro e presidente ad interim Hwang Kyo-ahn, nel mezzo della peggiore crisi politica della storia moderna sudcoreana. Dopo ventiquattro ore il segretario di stato volerà a Pechino. Il viaggio dell’inesperto diplomatico Tillerson arriva in uno dei momenti più delicati per l’area del Pacifico. La Corea del nord ha aumentato, negli ultimi tre mesi, il livello di provocazioni e di dimostrazioni di forza: l’ultimo lancio missilistico del 5 marzo scorso era una “esercitazione” per colpire una base militare americana in Giappone. La comunità internazionale concorda ormai nel considerare Pyongyang capace di produrre bombe nucleari e di essere a un passo dal miniaturizzarle, ovvero di installarle sui missili balistici. Inoltre il regime sarebbe in possesso di ingenti quantità di armi di distruzioni di massa, come il VX, l’agente nervino che ha ucciso il fratellastro del leader Kim Jong-un, Kim Jong-nam, all’aeroporto di Kuala Lumpur il 13 febbraio scorso. L’omicidio ha portato a una escalation drammatica nei rapporti tra Corea del nord e Malaysia, con la chiusura delle rispettive ambasciate e l’espulsione dei cittadini nordcoreani in Malaysia e il divieto di “lasciare il paese” dei cittadini malay in Corea del nord.

 

La morte di Kim Jong-nam è ancora terreno di scontro, e ieri Kim In-ryong, viceambasciatore nordcoreano alle Nazioni Unite, durante una conferenza stampa a New York ha detto ai giornalisti che Washington e Seul stanno accusando Pyongyang di aver usato il nervino senza avere prove, e con il preciso disegno di screditare e “far crollare il sistema sociale nordcoreano”. Alla domanda se la Corea del nord fosse disposta a ricominciare i colloqui a sei interrotti nel 2009, il portavoce Jo Jong-chol ha detto che il governo di Kim Jong-un “non è interessato ad alcun colloquio che riguardi l’abbandono del programma nucleare”. Sempre ieri, il canale YouTube ufficiale nordcoreano, Uriminzokkiri, ha messo online un video in cui accusa l’America di usare le stesse tecniche “del gerarca nazista Goebbels” nel fabbricare notizie false contro il paese, e quindi per giustificare un attacco militare.

 

L’arrivo di Tillerson in Giappone coincide con altre due notizie che sembrano essere collegate. Qualche giorno fa il primo ministro Shinzo Abe ha annunciato la fine della missione nipponica in Sudan del sud, dove le Forze di autodifesa affiancavano quelle delle Nazioni Unite. Trecentocinquanta soldati giapponesi lasceranno l’Africa a maggio e torneranno in patria, e secondo varie fonti il disimpegno è legato alla situazione instabile e pericolosa del Sudan del sud, ma forse è possibile vedere nella decisione del governo la necessità di concentrare ogni sforzo sulla difesa interna. Secondo Reuters a maggio il cacciatorpediniere Izumo, la nave da guerra anti sommergibili più grande in dotazione alla Difesa giapponese, salperà per il mar Cinese meridionale per una missione di tre mesi “nella più grande dimostrazione di forza sin dalla Seconda guerra mondiale”. La nave si fermerà a Singapore, in Indonesia, nelle Filippine, in Sri Lanka e in India, e sarà affiancata dalle navi americane che sin dal 2010 tentano di proteggere il diritto internazionale di navigazione nel mar Cinese meridionale, ostacolato dalle rivendicazioni cinesi nell’area. A Pechino Tillerson troverà una situazione ancora più complicata: la Cina continua con un ossessivo boicottaggio della Corea del sud, dopo che il sistema antimissilistico di fabbricazione americana, il Thaad, è arrivato e sta per essere istallato sul territorio sudcoreano messo a disposizione dal conglomerato Lotte. Un boicottaggio che è arrivato a un livello molto pericoloso, e che rende più complicato un colloquio tra i paesi coinvolti nella minaccia nordcoreana. Nel frattempo, a Washington e a Tokyo si chiacchiera sempre di più di un attacco preventivo.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.