(foto Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

FdI in fase di assestamento, Lega e Forza Italia provano a marcare il terreno

Giuseppe De Filippi

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Consiglio dei ministri venato da qualche nervosismo per le sortite identitarie di Lega e Forza Italia, con entrambi i junior partner della maggioranza impegnati a marcare il terreno, dare indicazioni al governo (col tono da comandanti e, appunto, non da partner), attribuirsi il merito di provvedimenti specifici e dalla forte connotazione elettoralistica. Il partito di Giorgia Meloni è, invece, in evidente fase di assestamento. Non solo per la nomina di Arianna Meloni in un ruolo di responsabilità assimilabile a quello di un segretario politico ma anche per la reviviscenza di alcune tesi e scelte di schieramento divergenti rispetto alla linea conservatrice meloniana (intendendo in questo caso strettamente Giorgia). Si va da un Francesco Giubilei orgogliosamente trumpiano a tanti altri casi di esponenti del partito pronti a ripescare un po’ di armamentario da destra-destra. Rivendicazioni laterali, chissà se decise in autonomia o se pensate proprio per arginare la concorrenza delle nuove destre, da quella di Gianni Alemanno a quella ispirata, ma non ancora guidata, dal generale saggista e polemista. Un consiglio dei ministri di per sé non cambia la storia, figuriamoci, ma potrebbe dare a Meloni (Giorgia) la prima occasione per rimarcare la sua linea atlantista, legata agli Usa (di Joe Biden e non di Donald Trump), anti putiniana, prudente sui conti pubblici ma attenta a qualche risultato concreto con la delega fiscale e perfino con le politiche neo concertative di Adolfo Urso, impegnata per fare in modo che i dossier europei su Mes e nuovo patto di stabilità non diventino materia incandescente e perché dal Pnrr arrivi ciò che non può arrivare dal bilancio dello stato, dedita a gestire in un modo o nell’altro, ma senza strepiti, l’ondata migratoria da record e via continuando. Insomma, un’agenda forzatamente realista dalla quale potrebbe risultare l’abbozzo dell’altrimenti indefinito concetto di conservatorismo declinato all’italiana. Tra tanti che divergono, per Meloni (Giorgia) potrebbe restare aperta la strada centrale, quella principale. Da stasera cominceremo a capire se questo esito ha qualche probabilità. 

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Preparazione per l’inverno e per l’uso dei nuovi aerei da combattimento in arrivo, oltre a consolidamento delle posizioni al fronte e avvio di nuove operazioni. La nota di Volodymyr Zelensky ha un suono volutamente ordinario, rubricata come riunione di staff. Ma arriva in un giorno non del tutto ordinario, con più fonti a rilanciare la sua apertura a una soluzione politica per l’assetto della Crimea. Posizione nuova e dialogante, ma rafforzata dalle notizie di importanti avanzamenti sul fronte sud e dal difficile avvicendamento del potere in Russia nella guida delle strutture mercenarie su cui si sono basati tutti i principali impegni bellici fuori dai confini nazionali

Fatto #2

L’Ue è pronta ad allargarsi ancora. I nuovi ingressi prevedibili tra i paesi dell’area balcanica già avanti nelle trattative e tra i paesi del confine orientale, esposti alle prevaricazioni russe, a cominciare ovviamente dall’Ucraina

Fatto #3

La fondazione Open Society, di George Soros, intende tagliare in modo drastico, pressoché eliminandolo, il suo impegno finanziario a sostegno di attività a favore della democrazia. del pensiero liberale e dello stato di diritto in Europa. Solo in Germania lo staff verrà ridotto dell’80%. È una vittoria dei suoi nemici, in testa ai quali c’è Viktor Orbàn e dietro ai quali c’è Vladimir Putin? Non è facile dirlo, anche perché il cambio di linea sembra sia ispirato dal figlio, Alex Soros. Certamente i tanti ossessionati dalle attività di sostegno alla cultura politica liberale di Soros saranno molto felici di questa ritirata dal fronte europeo

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