Foto di Antonino Durso, via LaPresse  

Di cosa parlare stasera a cena

A Cutro si tenta (è già qualcosa) di cambiare le politiche sull'immigrazione

Giuseppe de Filippi

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Mettere giù le carte è comunque qualcosa. Il governo, con il Cdm a Cutro, doveva impegnarsi per cambiamenti nelle politiche sulle migrazioni. E doveva uscire necessariamente dall'oratoria vuota sulla guerra agli scafisti o sui cascami di pratiche impossibili come i famosi respingimenti o i blocchi navali. Anche perché nel vuoto decisionale sono ripresi sbarchi massicci nelle isole siciliane, probabilmente con un'accelerazione dovuta alle attese sul cambio di linea. Con le norme fissate oggi ci sono nuovi strumenti per favorire una gestione accorta del fenomeno migratorio, senza volerlo assurdamente fermare ma senza farsene travolgere. Sarà anche tutto sbagliato ma un tentativo serviva. E le misure, dalle pene agli scafisti alla diffusione di informazioni per contrastare l'asimmetria informativa tra organizzazioni del traffico migratorio e migranti, saranno messe alla prova della realtà, più interessante delle confutazioni urlate nei talk televisivi. Il Foglio ha raccontato anche della partita, tuttora in corso, per assegnare la responsabilità delle decisioni sul controllo degli arrivi di migranti, con la sfida tra ministeri della Difesa, dei Trasporti, dell'Interno. 

 

Le tre "cose" principali 

Fatto #1

La riforma del fisco ha tratti da anni Settanta, dice il viceministro Maurizio Leo, accennando all'unica vera riforma fiscale complessiva fatta in Italia. L'agenzia delle entrate, nelle sue due diramazioni, può segnalare un record nel recupero di incassi. Nuovi strumenti elettronici, migliore incrocio di dati, metodi di accertamento e riscossione più efficienti (con meno inutile protervia), hanno aiutato in questo risultato delle strutture guidate da Ernesto Maria Ruffini 

Fatto #2

In Georgia non finisce certo qui, perché i putinisti e le forze antidemocratiche torneranno all'attacco, ma l'Ue può constatare che il suo intervento ha prodotto un risultato

Fatto #3

Romano Prodi presidente, ma del Pd. È una scelta più importante di quanto potrebbe sembrare

 

Oggi in pillole 

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