Foto di Filippo Attili, Palazzo Chigi, via Ansa 

Di cosa parlare stasera a cena

Il governo Meloni è in stallo: bloccato tra dossier irrisolti e scelte inspiegabili

Giuseppe de Filippi

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Governo un po’ in stallo. Potrebbe essere una condizione di quiete prima di scatenare la tempesta decisionista oppure, e sembra più credibile, potremmo essere di fronte all’accumulazione di tante piccole tensioni nella maggioranza, di fronte alle quali Palazzo Chigi, per ora, sceglie di non forzare. Le frenate vere e proprie o gli accenni di frenata si sommano e cominciano a insospettire.

Il calendario sarebbe favorevole, con una legislatura ancora in fase quasi di avvio, il Pnrr da gestire, una buona disposizione alle riforme, la possibilità di occupare spazi di potere di grande rilievo, oltre alla necessità di onorare con l’azione di governo la grande apertura di fiducia ricevuta dagli elettori. Invece non si vede quell’azione decisa che ci si aspetterebbe da un governo, il primo dopo molti anni, dotato di un’ampia capacità di manovra sia alla Camera sia al Senato.

Verremo certamente smentiti prestissimo, ma, per chiacchierare a cena, potremmo elencare una serie di provvedimenti, interventi, nomine, riforme, per le quali si attende che il governo dica la sua. Ci sono i dossier Tim e Ita, ci sono segnali chiari da mandare sul fronte delle nomine, c’è la delega fiscale, i cambiamenti per il mercato del lavoro e per le regole del Reddito di cittadinanza, le misure per la digitalizzazione, le scelte da fare in gran fretta per il Pnrr e per la dotazione di persone capaci di gestirne i progetti richieste dalle amministrazioni.

C’è stata, invece, una decisione inspiegabile per questo governo e per questa maggioranza, con l’abbandono del gruppo europeo, promosso su iniziativa francese, di sostegno alla ricerca sull’energia nucleare di nuova generazione.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Matteo Piantedosi non può fare il tecnico e un po’ il politico e un po’ tutto di testa sua, facendo anche parecchia confusione. Ha un ruolo troppo importante per mettersi a dare lezioncine di cinismo o per programmare giganteschi piani sulle migrazioni (fermatevi e verremo a prendervi). Si capisce che cerca di interpretare la linea non chiarissima del suo governo, nato da chi voleva il blocco navale e da chi fermava le navi cariche di persone alla fonda nei porti italiani.

Le migrazioni sono una questione terribilmente intricata e nessuno ha la risposta giusta. Il ministro (di turno) è costretto a muoversi in queste difficili condizioni. Ma va tenuto un registro prima di tutto umano, e i salvataggi sempre e ovunque sia possibile ne fanno parte, e poi, se si hanno argomenti validi, anche politico. È chiaro che nell’idea di gestire le migrazioni prendendosene carico prima che entrino in gioco gli scafisti c’è del buono. Ma è un programma di grandissima complessità e forse la sua enunciazione non dovrebbe provenire dal ministro dell’Interno. Mentre anche dalla maggioranza arrivano richieste di chiarimenti sulla tragedia nel mare calabrese

Fatto #2

Elly Schlein si appresta a rinnovare segreteria e capigruppo. Il Foglio si occupa della sua figura politica. La Repubblica la descrive come una specie di neoprodiana e certamente proseguirà su questa linea, con l’intento di rassicurare gli elettori e seminare qualche brivido tra i continuatori della linea dei 101

Fatto #3

Xi Jinping riceve con tutti gli onori Aleksandr Lukashenko, il presidente (eletto in forme contestate da tutti gli osservatori indipendenti) bielorusso collaborazionista putiniano

 

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