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DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Cosa dire e cosa evitare sull'arresto di Matteo Messina Denaro

Giuseppe De Filippi

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Ovviamente a cena partite e finite con Matteo Messina Denaro. Prima di tutto le cose da non dire. Il principale tema da evitare è quello della facilità della cattura. Oppure che era ora, dopo 30 anni di latitanza. Non fate gli snob polizieschi dicendo che, insomma, stava lì, a Palermo, era malato e perciò trovarlo in clinica era facile. Sembra vero e vi dà un tono, ma non è vero. Ascoltate le spiegazioni sulla cattura date dai carabinieri e dalla procura e la semplicità presunta sparirà. Non fate neanche i retroscenisti, né pro né contro questo governo o i precedenti. E non fate, ultima cosa, i complottisti sulle scelte mafiose, dicendo che si è fatto catturare per suo vantaggio (per le cure o per aprire la strada alla successione). Da notare, ricordando certi precedenti, che non sono state usate le manette né atteggiamenti violenti durante l’arresto (e questo fa onore a chi lo ha catturato).

In questi casi bisogna stare ai fatti e si fa anche un figurone. Nei fatti c’è anche l’evidente indebolimento della presenza e della capacità operativa della mafia siciliana. Lo scontro con lo stato dagli anni Settanta in poi la ha logorata e si comincia a sperare che il declino constatabile sia destinato a proseguire. Allo stesso modo potrebbe tramontare certa mitologia sulla potenza mafiosa, funzionale, a volte, al mantenimento del vecchio status quo. Qui c’è la conferenza stampa di procura e Ros dei carabinieri.

Ovviamente la soddisfazione del governo va raccontata e fatta propria da tutti, come è giusto di fronte alla cattura di un criminale responsabile della peggiore minaccia alla libertà e alla sicurezza dei cittadini e che ha usato metodi che hanno minato anche le istituzioni democratiche e messo a repentaglio la forza e la credibilità dello stato. Giorgia Meloni è partita per Palermo, ha ricordato vittorie come l’arresto di Totò Riina (con la coincidenza della data, per cui la premier propone di farne una festa nazionale) e il sacrificio di chi ha investigato sulla mafia e la ha contrastata.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

L’Ue lavora agli acquisti comuni di gas e indebolisce ulteriormente dal punto di vista finanziario la Russia di Vladimir Putin. Sulla quale cade, ancora di più, la vergogna mondiale per il lancio di missili su abitazioni civili a Dnipro, oggi documentato da altre immagini e commoventi testimonianze. E dall’Ue arrivano anche i finanziamenti previsti dal piano di sostegno all’Ucraina

Fatto #2

Qualcosa a che fare col punto 1 lo ha anche la mezza crisi politica del governo tedesco. La ministra della difesa si è dimessa oggi, dopo mesi di logoramento. Il cancelliere Olaf Scholz, come gli succede spesso, appare debole e indeciso. E non è ancora chiaro se con la sostituzione della ministra si sblocca finalmente la linea imbarazzante fatta di rinvii e furbizie sugli aiuti militari all’Ucraina. Oppure se questo avvicendamento mette definitivamente nei guai il governo guidato da Olaf Schlolz, cui non verrebbe perdonato un secondo errore nella scelta dei ministri

Fatto #3

Il governo se la prende con i benzinai e lo sciopero resta confermato. Se è giusto levare il sostegno pubblico all’acquisto di carburanti e quindi è giusto rimettere le accise al livello in cui erano prima dello sconto deciso dal governo di Mario Draghi (allora la situazione lo richiedeva, però), allora è anche giusto non ricorrere a strumentali e confuse accuse alla categoria dei benzinai

 

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