Foto di Filippo Attili, via Palazzo Chigi, via LaPresse 

DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Per Meloni, i tempi stretti della legge di Bilancio sono croce e delizia

Giuseppe De Filippi

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Giorgia Meloni procede, con discreti risultati, con lo sdoppiamento individuato giorni fa da Claudio Cerasa, un po’ è Giorgia (l’aggressiva leader di opposizione) e un po’ è Meloni (la ragionevole presidente del Consiglio). Oggi si è tenuta molto sul lato Meloni, anche perché ha avuto una giornata di confronto con la sua maggioranza (questione complicata) e con i sindacati (questione ordinaria). A cena, per fare un po’ quelli che se ne intendono, potreste osservare che il brevissimo tempo concesso dal calendario e dalle norme di legge per chiudere la manovra finanziaria potrebbe essere un fattore positivo per la specifica partita giocata dalla presidente del Consiglio.

 

Certo, ufficialmente Meloni parla dei tempi stretti come se fossero un grande problema e si rammarica della impossibilità di dedicarsi a un ampio intervento di politica economica e di Bilancio. Ma la realtà potrebbe essere diversa, perché in questa fase di inizio della sua esperienza di governo (lasciando stare la retorica elettorale sulla prontezza) non ha ancora gli strumenti per tenere del tutto la guida delle cose economiche. Meglio, per Meloni, questa specie di piccola manovra rabberciata e poi appuntamento all’anno prossimo per la prima occasione di un budget impostato secondo le sue indicazioni politiche. Senza perdere tempo, ovviamente, perché dai primi di febbraio si comincia con il lavoro sulla delega fiscale e il suo plenipotenziario in tema, il viceministro Maurizio Leo, dice che in pochi mesi si potrebbe arrivare all’approvazione delle nuove norme e a un riordino generale della manovra.

 

Arrivare all’autunno 2023 con la riforma del fisco fatta permetterebbe di lavorare davvero su una manovra finanziaria. Certo, poi bisogna comunque esserne all’altezza e magari approfittare di questi mesi e degli obblighi portati dal Pnrr per lasciare al passato gli slogan elettorali e le fissazioni sovraniste e complottiste (tra cui permane con forza quella sul ruolo occulto della Banca d’Italia e sul sistema di potere delle banche commerciali). Lo stato dei conti pubblici e le condizioni di mercato faranno il resto.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Per la presidente del Consiglio i sindacati, incontrati oggi a Palazzo Chigi, hanno fatto proposte sensate. Certo, ci sono gli scioperi Cgil, ma scaglionati in orari diversi tra le varie regioni. Ma ci sono anche proposte su temi strategici per il governo, come la revisione del codice degli appalti. E c’è dialogo su questioni fondamentali: pensioni, sicurezza, politiche sanitarie

Fatto #2

Poi c’è l’Ufficio parlamentare di Bilancio, con la sua capacità di dare una lettura critica e non appiattita sulla maggioranza dei programmi economici. Qui, in evidenza, tutti i vari punti controversi

Fatto #3

Carlo Nordio alla Camera, dopo il Senato, per le linee della sua travolgente riforma della Giustizia. Già arrivate le prime reazioni, molto positivo il giudizio degli avvocati delle Camere penali, sprezzante quello dell’Associazione nazionale magistrati

 

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