DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Le parole di Mattarella sul Covid e le reazioni alla nuova proprietà di Twitter

Giuseppe De Filippi

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È dovuto intervenire Sergio Mattarella per dire al governo (la traduzione e l’interpretazione sono nostre e valgono per chiacchierare a cena e nient’altro) di darsi una regolata nella corsa a togliere ogni pubblica cautela nella gestione di questa fase della pandemia da Covid. Il ministro Orazio Schillaci, mentre giustamente si proponeva di rafforzare, ad esempio, la strategia di prevenzione dei tumori (con l’obiettivo di ridurre le morti del 50 per cento), emetteva una nota ufficiale per avviare il “ritorno alla normalità” nelle misure di prevenzione dei contagi. La traduzione di questa iniziativa è in due provvedimenti di forte impatto psicologico e cioè nel ritorno in corsia dei medici contrari alla propria e altrui vaccinazione e nell’eliminazione dell’obbligo di mascherina negli ospedali. Per chi negli ospedali è costretto ad andarci sono cambiamenti che toccano nel profondo, sollevano paure, anche irrazionali, ma molto sentite. Sui mezzi pubblici l’obbligo di mascherina è stato tolto, ma molte persone ancora la portano. Negli ospedali si percepisce la preoccupazione, specialmente tra i più anziani, per i contatti ravvicinati e il rischio di contagio. L’idea che poi il portatore del Covid possa essere un medico è ancora più destabilizzante nel rapporto con la sanità pubblica. Allora, è chiaro che le intenzioni sono anche buone e che c’è bisogno di ristabilire gli organici e di semplificare l’accesso ai luoghi di cura, però non bisogna mai sottovalutare le paure profonde. Mattarella se ne è fatto portatore, con garbo e con fermezza istituzionale. Ha ricordato che la pericolosità del virus è stata ridotta in modo drastico grazie ai vaccini. Ha detto che il peggio è passato ma che la pandemia non è ancora del tutto sconfitta e “dobbiamo ancora fare uso di responsabilità e precauzione”.

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Gli incontri in vista per il signor presidente del consiglio. Comincia con il signor presidente della commissione europea e con un altro signore, il presidente del parlamento europeo e con il presidente ucraino.

 

Fatto #2

Sì, c’è stata questa precisazione fin troppo meticolosa sul genere presidenziale. Della questione, sulla quale glisseremmo volentieri, si fa carico la stessa Giorgia Meloni, che tra l’altro è il signor presidente del consiglio, con toni così secchi da far pensare a un livore coltivato da tempo. Verrebbe da consigliare meno nettezza, meno ordini di servizio e più pluralismo anche nei nomi e negli appellativi

   

Fatto #3

Tutta questa roba noi ce la raccontiamo perché fa parte del dibattito politico. Come si vede dai link lo strumento di diffusione di idee e notiziole è diventato l’ottimo Twitter. Da oggi soggetto all’estro (ne ha tanto) e ai capricci (ne ha altrettanti) del suo nuovo proprietario, Elon Musk, e, da oggi, anche capo operativo, avendo licenziato tutti gli attuali massimi dirigenti. In ballo c’è un’idea straordinariamente apprezzata nel mondo, dai peggiori e dai migliori, un luogo di non tanto di discussione, perché del dibattito, come è noto, non frega niente a nessuno, ma di diffusione di punti di vista, opinioni, battute, notizie. Una specie di giornale disarticolato ma leggibile mettendo assieme i vari pezzettini. Twitter in questo è un piccolo miracolo, da maneggiare con cura. Musk non è il tipo che fa della cautela la sua cifra. Intanto gongola Donald Trump (escluso dalla piattaforma a suo tempo) e gongola Matteo Salvini, utente sfrenato e liberissimo del Twitter pre-Musk e quindi non si capisce perché tanto entusiasta del cambiamento. L’Ue gioca la sua carta di regolatore e tenta di entrare nell’era del controllo pubblico su alcuni aspetti della gestione delle grandi piattaforme social.

  

La risposta europea.

 

I due, Thierry Breton e Musk, si erano visti recentemente.

 

I dubbi dei liberali.

 

E la gioia di Trump, espressa sul suo paraTwitter

 

Oggi in pillole

 

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