Foto di Pavel Bednyakov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP, LaPresse 

DI COSA PARLARE STASERA A CENA

I referendum di propaganda e provocazione di Putin in Ucraina

Giuseppe De Filippi

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I referendum con cui i filorussi tentano di fermare la controffensiva ucraina, ponendo un (posticcio) marchio democratico sulle loro (posticce) repubbliche. Una scelta provocatoria e che potrebbe essere stata causata dall’avvento di un potere ancora più aggressivo al Cremlino. Tuttavia, potrebbe anche essere una fonte propagandistica a diffondere l’idea che siano in azione gruppi di pressione, con atteggiamenti dura sulla guerra, nei confronti di Vladimir Putin. Ma è vero che, con la convocazione del referendum, si è diffusa la voce di un’imminente chiamata alla mobilitazione generale, quindi a un passo verso la guerra pienamente dichiarata e con la partecipazione obbligatoria di tutta la popolazione in età e condizioni per rispondere alla chiamata. Anche in questo caso ci sono elementi propagandistici, perché l’annuncio sembra fatto per spaventare gli ucraini e i loro sostenitori, in prima battuta, mentre la realizzazione concreta della mobilitazione generale significherebbe esporre Putin a rischi fatali (cui è, comunque, già esposto).

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Ma forse è bene guardare a ciò che dice Recep Tayyip Erdogan a proposito dell’opportunità per Putin di fare il passo opposto e cioè di fermare l’invasione e la guerra. Questo potrebbe anche comportare la necessità di ritirarsi non solo dalle recenti occupazioni in Ucraina ma anche da parti della Crimea. Una evocazione clamorosa anche perché si inserisce in un quadro di rapporti tra Russia e Turchia finora rimasti operativi e fattivi. Il tutto va inquadrato nelle condizioni di gravissima crisi economica in Turchia da cui deriva la necessità di aiuti da Ue e Stati Uniti

Fatto #2

È nel Mezzogiorno che potrebbe giocarsi la partita per arrivare almeno vicino al pareggio, dove, grazie alla forza dei 5 stelle, i collegi uninominali diventano contendibili intorno al 30 per cento e quindi comincia davvero a contare l’effetto di trascinamento (quando c’è) dei candidati più che degli schieramenti. Enrico Letta se ne è accorto forse tardi, ma dedica al Mezzogiorno i giorni finali, i più importanti, della campagna elettorale

Fatto #3

Il risparmio energetico arriverà. Soprattutto nelle grandi aziende è un processo di efficientamento, che diventa conveniente quando i prezzi salgono troppo. Comporta cambiamenti strutturali nel modo di produrre e ha effetti duraturi. A processo avviato determinerà un calo di domanda da cui, con ogni probabilità, verrà causato un repentino sgonfiamento della bolla dei prezzi

 

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