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Il centrodestra favorito al voto anticipato. Ma pesa il fattore Salvini

Giuseppe De Filippi

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Tutti dicono, fondatamente, che il centrodestra, così come lo conosciamo, è destinato a vincere le prossime elezioni, a maggior ragione se anticipate in autunno. Guardando più a fondo, com'è noto, la vittoria sarebbe in realtà di FdI, con un mantenimento importante del peso di Forza Italia e un calo notevole della Lega. Questa situazione è già instabile prima di realizzare la vittoria. E non per la banale rivalità tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ma per qualcosa di più devastante e cioè la tendenza divergente del leader leghista. Non si vede traccia di ridisegno della sua linea politica, Salvini resta su posizioni pienamente fungibili per intese come quella giallo verde con cui ruppe il suo patto elettorale attratto dal magnetismo dei due populismi. La divergenza è aumentata dal percorso opposto in atto da parte di Meloni. E tra qualche settimana, a traiettorie immutate, si comincerebbe a registrare una differenza tra Lega salviniana (lasciate stare i governatori di Veneto e Fvg e i loro elettorati) e FdI meloniani. Con perfino difficoltà di buttare giù un programma di governo

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1
La pressione delle parti sociali (anche se in rapporti tesi con il governo) per mandare avanti le riforme su cui si stava lavorando. Una, centrale, è la delega fiscale. E chi osserva da fuori, con stupore

Fatto #2
La parte draghiana, o ragionevole, o centrista di Forza Italia, osservatissima in questi giorni. E la parte draghiana o dimaiana dei 5 stelle, con ciò che resta dell'intesa con il Pd

Fatto #3
I democratici che non apprezzano il tour saudita di Joe Biden.

 


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