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di cosa parlare stasera a cena

L'importanza di non perdere la calma di fronte alle atrocità di Bucha

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

La difficoltà è mantenere la calma di fronte alle atrocità. Occorre un po’ di sforzo, ma poi il metodo funziona. Calma e non tolleranza o indifferenza. Ne avrete bisogno anche nelle vostre conversazioni, specialmente in quelle occasionali, o nelle interazioni internettiane. Ma ancora di più ne serve a chi ha responsabilità di governo. Lo sviluppo dei fatti non è in discussione, non servono invettive contro chi nega o espressioni rabbiose o sprezzanti contro chi tenta di inquinare le fonti e le prove, e non varrebbe neanche la pena di stare a confutare le vergognose bugie della Russia su Bucha, comunque questo faticoso lavoro è ben fatto sul Foglio.

Quindi non accapigliamoci, non perdiamo, come si diceva, la calma, perché le cose vanno avanti con la nostra memoria e con la testimonianza, per entrambe non serve furore ma serena accuratezza. E serve una altrettanto serena disponibilità all’ascolto, perché il racconto dell’atrocità fa male e mette in difficoltà. Bisogna essere pronti a dare ascolto e poi reggere l’urto, capire. Perfino affidarsi a strumenti di indagine e di attestazione dei fatti, cose più burocratiche e procedurali che impetuosamente rabbiose. Ma sono le cose che servono, per fermare nel tempo ciò che è successo e non far svanire le responsabilità né confonderle nel gioco del colpo contro colpo. 

Le procedure internazionali possibili. Un esempio di processo graduale e razionale, che porta a considerare quello perpetrato dai russi in Ucraina come un genocidio. 

E poi, però, serve anche che i paesi liberi, le libere democrazie, diano un seguito, ancora una volta, razionale e ben calcolato agli accertamenti e all’individuazione dei fatti orribili e dei loro autori. Un seguito fatto di scelte strategiche per la sicurezza e per il controllo del potenziale di violenza aggressiva dei paesi totalitari. 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

E allora non si vede sempre la necessaria determinazione. C’è la rabbia (era ieri, di fronte alle prime immagini di Bucha), ma quella poi sfuma e lascia spazio, invece, a qualche aggiustamento, qualche furbizia. Lo mostra la vicenda non esaltante del blocco delle importazioni di gas e petrolio dalla Russia, con la Germania già un po’ ammorbidita e l’Austria proprio contraria. Ma Olaf Scholz è il leader europeo sul quale pesa la responsabilità di impostare il nuovo corso politico con cui fronteggiare l’aggressività russa e in base al quale ridisegnare equilibri, ruolo della Nato e della Ue

Perché Angela Merkel continua a difendere la linea di distensione/cooperazione con la Russia, anche oltre la ragionevolezza. Anche perché questo è Vladimir Putin

Fatto #2

Paolo Gentiloni esclude il rischio di recessione in Ue e chiede una risposta unitaria alla Russia.

Fatto #3

Non è sempre scontato che basti la libertà. L’Ungheria ne ha avuta, quasi regalata dopo gli anni del Patto di Varsavia e dell’influenza russo/sovietica, e ne ha tuttora. Ma, apparentemente, non sa che farsene, né intende conservarla. Il raro mix di democrazia (almeno negli schemi di base per la selezione dei politici), stato di diritto affievolito, appartenenza all’Ue contestandone le regole ma avvantaggiandosi dei sostegni finanziari, e, ovviamente, nazionalismo, continua a reggere. La vittoria di Viktor Orbàn ha dimensioni raramente viste nei paesi dove la democrazia funziona in modo efficiente, con due terzi dei seggi al suo partito. Tra le poche congratulazioni dal mondo libero e democratico arrivano quelle di Matteo Salvini (meno espliciti nelle felicitazioni, ma ben impressionati dai numeri orbaniani, gli esponenti di FdI). 

Oggi in pillole

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