DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Perché vincere nelle grandi città ora è diverso dal passato

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Perché vincere nelle grandi città ora è diverso dal passato (non è male come tema per chiacchiere politiche a cena). Una ragione potrebbe essere nella condizione di anno zero in cui si trova la politica, per la precisione ci si trovano la proposta e l’elaborazione politica, in Italia. Lo zero è ciò che risulta dopo gli anni del sovranismo e del populismo, ben oltre la metà della legislatura dissennata che esordì col governo determinato ma impossibile, quello tra Lega e M5s. Passata quella sfuriata e gestite le successive brevi stagioni che conoscete siamo arrivati allo stato zero di questi mesi, con la necessità di ricorrere a Mario Draghi per avere non tanto un tecnico (come nei casi, simili ma non uguali, degli ultimi 28 anni) cui affidare un’agenda programmatica perché la realizzi, magari perché i rappresentanti eletti non se la sentono, ma un tecnico-politico in grado di dettarla quell’agenda. Lo stato zero si è potuto verificare con facilità in queste ultime ore, quando Matteo Salvini non ha saputo obiettare nulla di concreto nella sua intemerata contro l’approfondimento conoscitivo sulla condizione della proprietà immobiliare, cioè la revisione del catasto. Il capo della Lega ha saputo solo dire che nulla doveva cambiare, che non si doveva neppure tentare di ragionare, di discutere, di conoscere meglio le cose. È fin troppo evidente che quella non è una posizione politica ma è solo una specie di becera conservazione. E veniamo alle grandi città. Be’, lasciando stare certe esaltazioni del passato sui sindaci d’Italia, c’è però da notare che chi prende la guida, potrebbe esserci per tutti il fortissimo denominatore comune costituito dal Pd, di Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna, avrà la possibilità di mostrare agli elettori, a tutti gli elettori, qualcosa di credibile e valutabile, qualcosa sopra lo zero, da cui far derivare un programma, una visione del paese, affiancata magari a quella di Draghi ma autonoma, frutto di un processo politico (alleanze locali, ulteriori alleanze grazie ai ballottaggi, allargamento del campo attraverso esperienze di governo locale). Non è granché, certo, ma, di questi tempi, sembra tantissimo. E alle prossime elezioni politiche potrebbe pesare. Ha a che fare con tutto questo quanto ha scritto sul Foglio di oggi Claudio Cerasa.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Delega fiscale da maneggiare con cura. Vale un po’ il discorso fatto prima per la guida delle grandi città. Perché è proprio l’indeterminatezza di alcune parti della delega a dare al parlamento e ai futuri governo grandi spazi di manovra, ma, nello stesso tempo, chiama i partiti al senso di responsabilità e alla concretezza. Sarà interessante vedere che effetti avranno i poteri dati con la delega sulla capacità di elaborare offerta politica (non solo con le impuntature su ciò che non deve cambiare, ma, magari, sapendo anche proporre qualcosa da innovare).

 

Fatto #2

Ieri guardavamo alla possibile alleanza tra socialdemocratici, verdi e liberali in Germania, elogiandone la valenza politica e anche notando come potesse essere di esempio per smuovere le cose italiane. In Francia, invece, il modello di offerta politica sembra preso dall’Italia dell’opinionismo di rincalzo alla destra sovranista e populista, e funziona benissimo come modello a rovescio, da evitare.

 

Fatto #3

Angela Merkel, nei vari giri di commiato, oggi era a Roma.

 

Oggi in pillole