(foto Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

Le riaperture somiglieranno a quelle della scorsa primavera (anche se è tutto diverso)

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti su quello che succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Si riapre, all’apparenza, più o meno come si era riaperto l’anno scorso. Con regole per i distanziamenti nei locali pubblici, limitazioni di orario, numeri contingentati per le presenze contemporanee in locali al chiuso. Sì, sembra tutto molto simile, eppure è una situazione completamente diversa. L’anno scorso si è potuto dare un po’ di opportunità al commercio, al turismo e a bar e ristoranti perché non era sopportabile la chiusura a oltranza. Ma non c’era nessuna indicazione affidabile, ancorché probabilistica, sulla fine della pandemia. Eravamo al buio, con la speranza dei vaccini ancora lontana e sottoposta a mille condizioni, mentre l’esperienza del passato ci diceva che i tempi minimi per avere un vaccino efficace non erano inferiori a sei anni. Eppure, e con qualche ragione eccedente alle controindicazioni mediche, si è deciso di riaprire, e di mantenere quella condizione di quasi apertura fino a ottobre. Stabilire ora se si sia trattato di un errore è quasi impossibile e anche poco interessante. Più utile è capire che ora stiamo vivendo un momento completamente diverso. E dove sembra di ravvisare somiglianze basta guardare appena un po’ meglio per trovare invece tutt’altro. Sono i vaccini ad aver cambiato lo scenario, e anche le cure stanno dando il loro aiuto, mentre le varianti hanno mosso ulteriormente le cose. Come sempre, non tutto è perfettamente leggibile, e anche nelle riaperture, mutuando lo sforzo cognitivo che si sta tentando per la sicurezza e opportunità dei vaccini, non esiste il rischio zero. Esiste, invece, un rischio ragionevole. E, secondo il governo, consultati gli esperti, quel rischio diventa ragionevolmente affrontabile a partire dall’inizio di maggio e per alcune zone anche qualche giorno prima. Questa però non è una condizione comune a tutti i paesi europei. Anzi, dove c’è stata molta (ben peggio di quella italiana) lentezza nella vaccinazione o dove c’è qualche forma di resistenza culturale sia ai vaccini sia alle regole e alle restrizioni, la situazione non è incoraggiante e i governi si tengono sulla difensiva. Ma, anche dove la resistenza culturale è alta e la capacità organizzativa bassa, il grosso dei problemi dovrebbe essere risolto entro la metà dell’estate, quando i contagi in ogni caso calano. Il mondo sarà inondato di vaccini, come succede sempre nei cicli alternati tra eccesso di domanda ed eccesso di offerta. Gli Usa, per fare un esempio, entro fine luglio, secondo il Washington Post, avranno un’eccedenza di almeno 300 milioni di dosi. Ah, intanto arriva a il vaccino CureVac, che è ancora più tecnologicamente avanzato rispetto a Pfizer e Moderna. 


Come la mette Roberto Burioni. E mentre si organizza la riapertura arrivano anche i nuovi aiuti economici. Con il tentativo di concentrarli sulle aziende che rapidamente possono dare lavoro. Sono 40 i miliardi di maggiore deficit, 30 di essi saranno destinati a investimenti. 

Le tre "cose" principali 

Fatto #1

Il quadro generale dell’Europa

Fatto #2

E intanto è arrivato anche il turno di Ursula Von der Leyen (il bel cerotto con bandiera dell’Ue diventerà oggetto da collezione). Intanto la regione Lazio deve tentare di parare i colpi delle fake news sui vaccini. Ma c’è spazio anche per interventi chirurgici straordinari, questa di un ospedale romano è una prima mondiale.

Fatto #3

Che succede in Germania? Perché ancora una volta i dati sul Covid peggiorano in modo divergente rispetto agli altri paesi europei? Forse può contare qualcosa la forte e organizzata ostilità sociale e politica verso le restrizioni e lo stesso uso della mascherina, con i movimenti di destra pronti a sfruttare l’occasione delle proteste per rafforzare la loro presenza pubblica. E anche gli olandesi, già due giorni fa, avevano detto che è un po’ presto per parlare di riaperture. E non è proprio sicuro sicuro che le Olimpiadi di Tokyo si facciano, in ogni caso è molto difficile che ci sia pubblico, anche solo sparuto e locale. 

Oggi in pillole

- Che fare con l’impennata di disoccupati attesa per la crisi sanitaria. L’idea di reddito di formazione, che è il pezzo mancante del reddito di cittadinanza, sarà al centro del dibattito nei prossimi giorni, anche perché nessuno finora ha affrontato organicamente il tema del rientro in attività della parte più debole del mercato del lavoro.

- L’Europa dice di sbrigarsi con il Green Pass, in modo che da giugno torni una piena mobilità.

- A proposito di riapertura, Emmanuel Macron parla di quella di Notre Dame.

- Per sapere dove è ora la Ever Given (sì, la nave che si era incastrata) e cosa succede legalmente ai suoi armatori.

- Cosa dovrebbe succedere al prezzo del petrolio se gli impegni di transizione ambientale venissero rispettati. Beh, niente di speciale.

- L’ospitalità ibrida (questo nascerà proprio a due passi dalla più grande università romana) può essere una formula di successo e ha qualcosa a che fare con le attese di ripresa economica.

- Un lavoro di ricerca durato già più di venti anni, e che ne durerà altri, da cui arrivano possibili terapie per vari tipi di tumori. Il modo in cui agiscono i nuovi farmaci qui è spiegato con chiarezza. Il gruppo, tra le altre cose, è guidato dal professor Franco Locatelli, sì, lo conoscete.

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